E’ da quasi un anno ormai che, oltre a fare il mio lavoro, quotidianamente, cerco di contribuire al ripristino della legalità e del decoro nel quartiere di Roma in cui vivo, l’Appio Tuscolano. Per chi non conosce Roma, si tratta di un quartiere centrale e densamente popolato della zona sud della capitale, appena fuori le mura Aureliane, che negli ultimi anni ha dovuto subire più di un oltraggio al proprio tessuto urbano, sociale ed economico. E’ il quartiere nel quale ha inizio e si sviluppa la via Appia Nuova, che è una delle strade commerciali e di collegamento più importanti dell’intera città. E’ anche uno dei quartieri serviti meglio dal trasporto pubblico, essendo attraversato da una delle due (!) linee della metropolitana e da molte linee di autobus. E’, infine, punto di passaggio nevralgico della celebre (e molto attesa, da decenni) Metro C, di cui il quartiere ospita grandi cantieri in cui non si lavora ormai da anni e in cui attrezzature e materiali e rifiuti edili di ogni genere giacciono abbandonati ,deturpando sine die l’ambiente urbano e creando enormi difficoltà ai cittadini, alle imprese e ai lavoratori.
Chiunque frequenti questo quartiere oggi è testimone di uno stato di abbandono, degrado urbano, illegalità diffusa e di aggressione a diritti fondamentali dei cittadini e dei residenti che non ha eguali, almeno nel centro della città. Le cause sono moltissime ed è impossibile elencarle tutte in poche righe. Posso però rendere pubblica – l’ho già fatto e lo farò ancora, con più di un post – la mia esperienza di cittadino e di attivista che sta seguendo le assurde vicende che riguardano la via in cui abita, e cioè via Albalonga, nei pressi della Piazza dei Re di Roma. Una via che dovrebbe, per tutti gli oppositori dell’attuale sindaco Alemanno, costituire uno straordinario esempio di cattiva amministrazione e di fallimento complessivo da mostrare alla cittadinanza prima del voto amministrativo di maggio; e il cui caso invece è largamente ignorato anche dagli esponenti locali del Partito Democratico, che di tale scempio dovrebbero far tesoro, fosse anche per soli fini elettorali.
Fino ad ora l’unico candidato sindaco ad aver compiuto un sopralluogo, su invito del Comitato di via Albalonga, è stato Luigi Nieri (SEL), peraltro pochi giorni prima di ritirare la propria candidatura a sostegno di quella di Ignazio Marino. Nei prossimi giorni sono attesi altri candidati, che hanno mostrato interesse per una situazione gravissima che è stata denunciata più volte a tutte le autorità amministrative competenti e alla Procura della Repubblica di Roma, mediante un esposto firmato da oltre sessanta residenti, senza risultato alcuno.
L’aspetto più inquietante della vicenda di via Albalonga è senza dubbio la mancanza di risposte alle denunce e alle richieste dei cittadini onesti da parte delle pubbliche autorità, per ragioni che, dopo mesi di attivismo, sono sempre meno chiare: inefficienza? Povertà di mezzi e/o risorse a disposizione degli uffici di Roma Capitale e della Polizia Municipale? Malafede o palese inadempienza degli agenti di fronte a precisi obblighi di legge, per usare un eufemismo?