Ieri sera in Argentina c’è stata una nuova manifestazione contro il governo, la terza in poco più di sette mesi. I giornali d’opposizione la definiscono come la più grande degli ultimi anni, mentre il kirchnerismo sminuisce la sua portata. Certo è che ieri a Buenos Aires, così come in altre città del paese, si sono mosse migliaia di persone.
Mentre la presidente Cristina Fernandez de Kirchner volava verso il Venezuela, per presenziare all’assunzione del nuovo presidente Nicolás Maduro, Buenos Aires è stata presa d’assedio da un’ennesima importante protesta.
Come sempre armati di pentole, ma anche di bandiere, travestimenti, cartelli, palloni aerostatici, bare di cartone, piatti e piattini, migliaia di cittadini hanno popolato le strade di Buenos Aires fino a tarda ora. Questa volta però, non sono confluiti solo nella plaza de Mayo, davanti alla Casa Rosada, sede del governo, ma hanno preso come riferimento il suggestivo palazzo del Congreso, simbolo della giustizia, oggi bersaglio di riforme da parte del governo, che a molti non vanno giù.
S’insinua che per l’assordante cacerolazo si usino pentole di teflon o piattini d’argento, che significherebbero uno stato sociale elevato dei manifestanti, ma al di là dei mezzi, le ragioni reclamate nuovamente ieri da migliaia di persone sono sempre le stesse: insicurezza, impunità, corruzione, inflazione, povertà, mancanza di democrazia, di educazione, di libertà, tutte ben stampate in grandi cartelli, che si muovevano unanimi nella folla numerosa.
Chi ieri si è recato a la plaza del Congreso urlando “Argentina sin Cristina”, fondamentalmente non vuole la rielezione della presidente in carica, in questi giorni duramente criticata per la riforma della giustizia in atto, che prevede il controllo totale della giustizia da parte del presidente, ma in realtà ha protestato per tante altre cose. La sensazione è che Giovedì sera si protestasse soprattutto contro un profondo risentimento verso l’incoerenza, la precarietà e il malessere di non sentirsi rappresentati e di non avere alternative.
Sono sentimenti che in questo momento purtroppo si provano un po’ ovunque, ma che in Argentina spesso si pagano cari. Ieri sera c’era chi batteva forte sul piattino d’argento, ma anche chi portava in giro la sua parrilla ambulante, e chi guardava passare la gente da una piccola casa abusiva arrangiata nel parco della plaza del Congreso, a pochi metri dal palazzo che rappresenta la giustizia.