Mercato e LibertàIMU o IRAP? Tagli fiscali impossibili a confronto

Tutte le tasse sono dannose, ma non tutte lo sono allo stesso modo*. Se ci fosse la possibilità di tagliare la pressione fiscale, lo si potrebbe fare in molti modi diversi, con un diverso impatto s...

Tutte le tasse sono dannose, ma non tutte lo sono allo stesso modo*. Se ci fosse la possibilità di tagliare la pressione fiscale, lo si potrebbe fare in molti modi diversi, con un diverso impatto su crescita, competitività, investimenti, occupazione, e con diversi effetti tra i vari gruppi sociali.

Non basta quindi dire “tagliamo le tasse”, perché ci sono innumerevoli dettagli da considerare per decidere quali tagliare prima e quali dopo.

Questo discorso è teorico perché in Italia non abbiamo alcuna intenzione di diminuire la spesa pubblica, e quindi non esiste alcun surplus di entrate da eliminare per ridurre la pressione fiscale: non possiamo tagliare le tasse, possiamo al più tagliare quelle attuali per aumentare quelle future accumulando più debito. Il che sarebbe solo una codarda redistribuzione dai contribuenti presenti ai contribuenti futuri, che già oggi hanno sin troppo debito sul groppone.

Se però si facessero delle riforme per la crescita o dei tagli di spesa consistenti, sarebbe possibile chiedersi realisticamente quali imposte ridurre per prime.

L’Italia è prima al mondo per tasse sulle imprese e sui lavoratori, e ha nuove generazioni che a fronte di un carico fiscale insostenibile e un mercato del lavoro asfittico non hanno alcuna prospettiva di prosperità economica. “L’Italia è stata costruita dai nostri nonni e distrutta dai nostri genitori”, dicevo icasticamente tempo fa. Il tutto per mantenere in piedi un sistema gerontocratico basato sul debito pubblico e una spesa previdenziale folle che significano una cosa sola: i giovani pagheranno caro, pagheranno tutto.

Inoltre l’Italia ha un problema di crescita, occupazione, investimenti e competitività, frutto non solo dell’alta pressione fiscale e della pessima qualità della regolazione e dei servizi pubblici, ma anche della struttura fiscale che grava in maniera particolarmente pesante su lavoro e imprese.

In base a queste considerazioni, l’esercizio al momento meramente teorico di chiedersi quali tasse tagliare, che potrebbe diventare realistico se si facessero riforme per generare un cospicuo surplus fiscale da redistribuire ai contribuenti con una riduzione consistente della pressione fiscale, ha una risposta prioritaria: cominciare col tagliare le imposte su lavoro e imprese (come suggerito dall partito Fare per Fermare il Declino e da Liberare l’Italia – il libro di IBL a cui ho contribuito nei mesi scorsi).

Alcune delle ragioni sono discusse nel mio articolo per Libertiamo.

* Il teorico obietterà che esistono tasse non distorsive e addirittura tasse benefiche come quelle pigouviane. Vero, sulla carta, ma in pratica non esistono o sono irrilevanti ai fini delle entrate aggregate.

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