Amore senza confiniNoi, sposate con musulmani, non siamo donne di serie B

Prima o poi la fatidica domanda arriva sempre: “Di dove è il tuo fidanzato?”. Momenti di panico: non tanto perché la sottoscritta se ne vergogni, tutt’altro: semplicemente so già la miriade di dom...

Prima o poi la fatidica domanda arriva sempre: “Di dove è il tuo fidanzato?”. Momenti di panico: non tanto perché la sottoscritta se ne vergogni, tutt’altro: semplicemente so già la miriade di domande che ne seguiranno, condite dai soliti pregiudizi triti e ritriti. “Ah, ma è musulmano?” Momento di silenzio, aspettando che la bomba esploda dalla bocca dell’interlocutore. Chissà cosa mi chiederanno questa volta? “Ma appartenete a due culture completamente diverse! Come fate ad andare d’accordo?!”, “Ma ti devi convertire?”, “Ma ti dovrai mettere quel coso (l’hijab) in testa?” “Ma potrai ancora uscire di casa e lavorare?” “Ma lo sai che loro considerano la donna inferiore?”, “Ma lo sai che rubano i figli e li portano al proprio paese d’origine?”.

Già: quando noi donne fidanzate o sposate con musulmani, parlando con conoscenti o colleghi, scoprono che il nostro fidanzato è musulmano, improvvisamente la loro considerazione cambia. Ci guardano con occhi diversi, quasi impietositi, convinti che a breve finiremo sulle prime pagine dei giornali. Perché si sa, i musulmani sono quegli uomini brutti e cattivi che picchiano (o uccidono pure, sono senza pietà!) la propria moglie, la segregano in casa, la sposano solo per i documenti e poi, alla prima occasione, prendono i figli e scappano, portandoli nel loro paese d’origine. E sono pure terroristi!! Il nostro destino è già segnato, perlomeno nella loro mente: ci guardano con pietà, convinti che nel giro di pochi anni ci rincontreranno e ci diranno “Te l’avevo detto io!”.

Spesso, per dare manforte alla propria tesi, snocciolano anche dati e statistiche, secondo le quali la maggior parte delle coppie miste sono destinate al fallimento, o se ne escono con “Ma non hai sentito la notizia al tg di quella donna che da anni lotta per rivedere i propri figli? E quell’altra che è stata sgozzata dall’ex?”. E poi cercano di rimediare: “Sì, ora sei giovane e innamorata, cerco solo di metterti in guardia”.

Punto primo: se basassi la mia vita sulle statistiche, probabilmente mi sarei già dovuta buttare da un ponte oppure non dovrei prendere nessuna decisione in merito a nulla, visto il periodo nefasto. Se dovessi guardare i rischi di riuscita o meno di ogni mia azione, non muoverei più un dito: il rischio del fallimento è sempre dietro l’angolo. Ma mi chiedo: è giusto rinunciare a qualcosa solo per paura che vada male? E se invece le statistiche si sbagliassero?!

Punto secondo: non voglio assolutamente negare che, purtroppo, ci sono casi di matrimonio di convenienza, o casi in cui il coniuge porta i figli al proprio Paese d’origine e non permette alla madre di vederli. Ma sono una piccola percentuale: perché dovrei negarmi la possibilità di essere felice basandomi su di essi? Perché non si parla mai invece di quelle coppie miste felicemente sposate da anni con prole al seguito? Ah già: non fanno notizia!! Cari colleghi giornalisti, cominciate a parlare anche di noi!! E soprattutto, come si fa a fare i giornalisti se non ascoltate con mente e cuore aperti le storie che vi si vogliono raccontare? Se partite già con una vostra tesi al riguardo, e non avete nessuna intenzione di cambiarla, nonostante il vostro percorso di raccolta testimonianze vi porti a farlo? Eh, lo scontro di civiltà fa sempre comodo!

Punto terzo: abbiamo un cervello e lo usiamo anche! E anche noi abbiamo dei dubbi, valutiamo bene ogni passo, ma non per questo ci tiriamo indietro, perché vogliamo affrontare le difficoltà di volta in volta. Sappiamo bene che le due culture sono diverse, ma non per questo incompatibili. Sappiamo che per far funzionare la relazione ci vogliono spesso dei compromessi, e bisogna cercare di venirsi incontro vicendevolmente, mettendo spesso in discussione i propri “mondi”. Sposare un retrogrado che vorrebbe la donna ai fornelli e basta come sarebbe? Meglio solo perché “lui è italiano”?

E’ ora di dire BASTA.

BASTA non considerarci come PERSONE con una testa e un cervello pensanti, ma vederci solo come “la-fidanzata-di-un-musulmano-destinata-al-peggio”. Mi sembra che la lista di femminicidi perpetuati nella nostra penisola non scherzi: 142 donne nel 2012 e già 17 finora. E sono omicidi spesso avvenute tra le italiche mura domestiche e ad opera di assassini italiani. La violenza e il maschilismo ci sono in ogni cultura. A questo punto non dovremmo neanche metterci con un uomo?

BASTA vederci come delle “oche romantiche” che si buttano a capofitto in una relazione con un ragazzo straniero perché non le vuole nessuno e incapaci di prendere decisioni senza valutarne le conseguenze.

BASTA pensare che Arabia Saudita = Egitto = Marocco = Tunisia e via dicendo… ogni Paese è una realtà a sé stante, è diverso da luogo a luogo: chi parla di “mondo arabo” senza differenziare sbaglia…

Avete mai preso in considerazione l’idea che la conversione di una donna è sì dovuta, in parte, all’aver conosciuto il marito, ma spesso è il frutto di un percorso lungo, difficile e consapevole?

Avete mai pensato che, prima di condannare una persona, bisognerebbe cercare di conoscerla? E che prima di entrare in contatto due culture, entrano in contatto ANZITUTTO due PERSONE??? Questo tutti lo dimenticano…. Sarebbe ora che se lo ricordassero. Che si spogliassero dei propri pregiudizi, che aprissero la loro mente e il loro cuore. Per ridarci la nostra dignità di essere umani.

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