Vienna, 17 aprile 2013
Sto facendo la Babysitter. Sono le 21.
Grazie a tutti, pensavo mi leggessero solo i più intimi, invece sono felice di aver trovato ben tre commenti sotto il mio pezzo!!
Vi ringrazio davvero molto.
Purtroppo in questo momento non mi funziona internet, o meglio internet sì ma non funziona il network, non so neanche se mi sono espressa in modo corretto, quello che so è che qualcosa non funziona. Mi tocca chiamare mio cugino, la nostra salvezza per quanto riguarda la tecnologia.
A casa il giorno dopo.
Sono a casa, ieri poi mio cugino è riuscito a risolvere il problema, ma appena mi sono messa su Google sono arrivate la mamma delle due bimbe con la nonna.
Alla fine ho lavorato solo due ore.
Oggi di prima mattina avevo lezione di canto e subito dopo lezione di musica, per fortuna sono andate entrambe discretamente. Ho cantato per la prima volta “Erbarme dich mein Gott”: un’aria tratta dalla Matthäus Passion di Bach. Ritmo e intonazione erano corretti, ma vocalmente è ancora difficile. È un pezzo molto complesso, estremamente bello, ma devo studiarlo ancora e ancora perché raggiunga anche solo un livello accettabile. “Torna di Tito a lato” invece, è andata bene.
È una bella giornata e sarei andata volentieri a fare una passeggiata, ma non ho trovato nessuno che avesse voglia o tempo di accompagnarmi.
Mi dispiace se questi due ultimi pezzi non sono commenti a spettacoli o concerti, mi rifarò settimana prossima. Se tutto va bene dovrei andare all’Opera sia lunedì che mercoledì, non vi svelo ancora cosa andrò a vedere così vi incuriosisco. Intanto, mentre scrivo, sto ascoltando la musica che andrò a sentire lunedì e questo è un consiglio che vi do. Ogni volta prima di andare ad ascoltare qualcosa cercate di conoscere già prima le melodie così assaporerete maggiormente lo spettacolo, perché poi vi ritroverete in quello che cantano e suonano gli artisti.
Oggi volevo parlarvi della solitudine.
A volte mi trovo a dover gestire la solitudine. Non è facile.
Affrontare la solitudine per strada o in casa mi agita. Forse è immaturità, forse brutto carattere. Non credo che dipenda dal non essere in pace con me stessa o dal non riuscire a convivere con quello che si nasconde in me, anzi, credo di conoscermi fino in fondo e di essere semplicemente un’amante del caos.
L’ultimo anno di liceo, che ormai risale a un po’ di tempo fa, in astronomia, la professoressa Rusconi ci disse che l’ordine cosmico si chiama Caos e cioè, che il disordine in un certo senso è ordine, è proprio naturale che sia così.
Penso di aver capito il significato di questa frase solo in questi ultimi anni.
Il bisogno di tranquillità che molti provano deve esserci proprio perché la maggior parte del tempo si vive nella tempesta.
Il punto però è che io amo la tempesta e se d’un tratto mi ritrovo sola, spesso non mi basto.
Ci sono dei momenti in cui amo stare sola, a guardare un film, ascoltare della musica, cantare, ma altri dove ne sento il peso.
Vorrei un amico vero con cui parlare e che mi possa consigliare.
La musica che sto ascoltando è straziante, non aiuta.
Vi anticipo solo che il compositore che andrò a sentire lunedì è l’autore di queste parole:
«Questo è il Fato, forza nefasta che impedisce al nostro slancio verso la felicità di raggiungere il suo scopo, che veglia gelosamente affinché il benessere e la tranquillità non siano totali e privi di impedimenti […] Invincibile, non lo domini mai. Non resta che rassegnarsi e soffrire inutilmente. Il sentimento di disperazione e sconforto si fa più forte e cocente. Non sarebbe meglio voltare le spalle alla realtà e immergersi nei sogni? […] Così tutta la vita è un’alternanza ininterrotta di pesante realtà, sogni fugaci e fantasie di felicità… Non c’è approdo. Vaga per questo mare, finché esso non ti avvolge e ti inghiotte nelle sue profondità.»
A settimana prossima.