“L’uomo è più unicamente umano quando trasforma ostacoli in opportunità.”
Eric Hoffer
Il mio “template” di quesiti senza risposta da trattare per discutere del futuro di Fare ha avuto (che io sappia) la prima risposta da Massimo Famularo, che tratta tre dei punti da me sollevati.
La risposta di Famularo è nella giusta direzione, e rispetta un po’ il mio template churchilliano. Esplicito quindi quanto pensavo (perché oltre ad alzare quesiti, a volte fornisco anche risposte).
- Paura – Così com’è l’Italia non può salvarsi e ci stiamo dirigendo verso un futuro di povertà, disoccupazione e instabilità economica, finanziaria e soprattutto sociale e politica (che non significa che non si forma il governo, ma molto, molto peggio). Questo è già chiaro a tutti gli italiani e non c’è bisogno di insistere.
- Coraggio – Perché sacrificare tempo, energie e soldi per lottare per un futuro migliore? Non è più facile aspettare di morire d’inedia? Non è più semplice sperare che sarà qualcun altro a tirar via le castagne dal fuoco? Non è più sensato considerare l’obiettivo irrealizzabile visti gli ostacoli da affrontare? Sì, è più facile avere un esercito in rotta che uno in ordine. Ed è qui che serve il coraggio, appunto.
- Speranza – Quale Italia possiamo realizzare? Un’Italia dove non si ha più paura per la decrescita infelice, la disoccupazione, i redditi stagnanti, l’instabilità economica. Famularo lo dice meglio: un’Italia con un futuro davanti, in cui oggi nessuno, giustamente, crede. Ma c’è un’altra accezione del termine ‘speranza’: non basta descrivere la destinazione, bisogna conoscere la strada per arrivarci, cioè avere fiducia non solo nelle idee (il programma) ma nella capacità di realizzarlo e istituzionalizzarlo.
Sebbene ritengo che nella storia d’Italia non abbiamo episodi rilevanti di coraggio e virtù a cui appellarci come poteva al contrario fare Churchill, e che decenni di assistenzialismo servile abbia trasformato gli italiani in debosciati piagnucolosi, la strada per salvare il paese parte dalla ricerca delle qualità caratteriali, morali e intellettuali necessarie a sostenere una lunga e dura lotta contro la dittatura dello status quo.
A volte si ritiene impossibile far scaturire tali qualità umane: per secoli negli USA si era creduto ad esempio che gli afroamericani non fossero all’altezza di una lotta dura e prolungata per i loro diritti. Poi è arrivato Martin Luther King.
Alla fine, le riforme politiche hanno più a che fare con la politica (in senso lato) che le riforme. E la politica delle riforme è più questo che le idee che si forniscono:
Pietro Monsurrò
@pietrom79