L'Aquila Blog. Opinioni a confronto sui fatti che contanoCasa dello Studente, “non era affatto imprevedibile”

"La scelta processuale di procedere alla perizia tecnica è risultata quanto mai appropriata, finendo per fornire al giudice un contributo determinante nella decisione del processo e, prima ancora, ...

“La scelta processuale di procedere alla perizia tecnica è risultata quanto mai appropriata, finendo per fornire al giudice un contributo determinante nella decisione del processo e, prima ancora, nello disvelamento della cause di natura tecnica che hanno portato al crollo dell’edificio”. Così il gup del Tribunale dell’Aquila Giuseppe Grieco incentra le motivazioni della sentenza di condanna emessa il 16 febbraio scorso relativa al crollo della Casa dello Studente, nel quale morirono 8 ragazzi.

Il terremoto dell’Aquila che ha portato al crollo tra gli altri della Casa dello studente ‘‘non era affatto imprevedibile”. Sulla scorta delle indicazioni tecniche, per Grieco il sisma poteva essere previsto ”essendosi verificato in quello che viene definito periodo di ritorno, vale a dire nel lasso temporale di ripetizione di eventi previsto per l’area aquilana”. Periodo che, scrive citando il consulente Luis Decanini, ”è stato indicato in circa 325 anni dall’anno 1000”. Inoltre, ”si è trattato di un terremoto certamente non eccezionale per il territorio aquilano e assolutamente in linea con la sismicità storica dell’area”.

La tesi del giudice Grieco è molto simile a quella sostenuta dal collega Marco Billi nelle motivazioni della sentenza Grandi Rischi. Billi scrisse che ci fu negligenza umana nel dare false rassicurazioni alla popolazione che in tal modo non adottò le tradizionali precauzioni tra cui uscire di casa dopo una forte scossa. La sentenza portò alla condanna a sei anni per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni colpose di sette componenti della Commissione Grandi Rischi che il 31 marzo 2009, 5 giorni prima della scossa, si riunirono all’Aquila per fare il punto sullo sciame sismico che da mesi interessava il territorio aquilano

La perizia tecnica sullo stabile era stata affidata alla professoressa Maria Gabriella Mulas, in servizio al dipartimento di ingegneria strutturale del Politecnico di Milano.

A quattro anni di reclusione erano stati condannati Bernardino Pace, Pietro Centofanti e Tancredi Rossicone, tecnici autori dei lavori di restauro del 2000 che, secondo l’accusa, avrebbero ulteriormente indebolito il palazzo, che già presentava vizi costruttivi all’epoca della sua edificazione negli anni ’60. I tre tecnici sono stati anche interdetti dai pubblici uffici per 5 anni. A due anni e mezzo era stato condannato Pietro Sebastiani, tecnico dell’azienda per il diritto agli studi universitari. Gli stessi erano stati condannati, inoltre, a pagare provvisionali ai parenti delle giovani vittime: il giudice, infatti, aveva disposto il pagamento di 100mila euro a ciascun genitore e di 50mila euro a ogni fratello o sorella. Un importo complessivo che si aggira sui 2 milioni di euro. Numerose le parti civili a cui è stato riconosciuto un risarcimento. Tra queste il Codacons, Cittadinanza attiva e il Comune dell’Aquila, a cui sono stati riconosciuti 5mila euro ciascuno. Con la formula “per non aver commesso il fatto” erano stati assolti Luca D’Innocenzo e Luca Valente, all’epoca – rispettivamente – direttore e presidente Adsu, Massimiliano Andreassi e Carlo Giovani, tecnici autori di interventi minori. Il non luogo a procedere era stato disposto per Giorgio Gaudiano, che negli anni ’80 ha acquisito la struttura da un privato per conto dell’ateneo aquilano, e Walter Navarra, che ha svolto lavori minori. Per loro, che avevano scelto il giudizio ordinario, il processo era nella fase dell’udienza preliminare.

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