Due indizi fanno un sospetto, ma non una prova. Per la prima volta nella sua storia le Assicurazioni Generali hanno siglato oggi una serie di linee di credito revolving per 2 miliardi. Un’operazione che, recita la nota stampa, «inciderà sull’indebitamento finanziario del Gruppo solo in caso di effettivo utilizzo delle linee di credito e permette a Generali di migliorare la sua flessibilità finanziaria per la gestione dei futuri fabbisogni di liquidità in un contesto di volatilità dei mercati».
La notizia arriva all’indomani delle indiscrezioni, riportate dal Sole 24 Ore, secondo cui Banca Generali, di cui il Leone di Trieste ha collocato il 12,5% un paio di mesi fa, rientrerebbe nel novero degli asset da dismettere per recuperare 4 miliardi di euro. Nell’assemblea di fine aprile, Greco aveva detto che «Banca Generali ha in corso un’ispezione (della Banca d’Italia, ndr) per l’anno 2010, ma non abbiamo motivo di credere ci siano irregolarità».
Alla luce di tutto ciò, rimangono alcuni dubbi: perché il Leone di Trieste ha bisogno di liquidità? E quanto gli costerà? Tra gli istituti di credito coinvolti c’è il suo principale azionista, cioè Mediobanca?
Mario Greco, amministratore delegato del gruppo triestino