Conciliazione è una parola. Difficile, lunga e anche un po’ incomprensibile. Soprattutto quando si parla di famiglia e lavoro.
Perché dovrei conciliare, come dopo una disputa? Perché partiamo già dal presupposto che ci sia qualcosa da aggiustare? Perché partiamo dal presupposto che ci sia una guerra fra quelle due sfere della vita così importanti?
Semplicemente perché in Italia è così: i tempi della famiglia e del lavoro spesso si sovrappongono, e si scontrano.
Forse gli uffici richiedono ai lavoratori ancora troppa presenza fisica.
Forse la sfera privata non è ritenuta fondamentale per il benessere delle persone, fuori e dentro le aziende.
Forse per i genitori ci sono pochi strumenti per conciliare famiglia e lavoro.
Forse le scuole chiudono troppo presto.
Forse gli uffici chiudono troppo tardi.
Forse la cura di casa e figli non è suddivisa equamente fra donne e uomini.
Forse c’è moltissimo da imparare andando a spiare nei Paesi del Nord Europa.
Ne parlerò qua, da oggi. Cercherò di capire perché in Italia è così difficile, e se davvero fuori le cose sono diverse. Racconterò storie di chi riesce a conciliare tutto, di chi non ci riesce e anche di chi nemmeno si pone il problema, perché non ha tempo di chiedersi se riesce a fare tutto: fa e basta. E la sera si addormenta stremato o stremata con due bambini addosso.
Racconterò di me, della mia bambina di quasi 4 anni e di quel giorno del 2012 in cui ho lasciato un lavoro e una carriera per poter passare più tempo con lei e per inseguire i miei sogni.