Lo scorso secolo, intorno agli anni ’20, andavano di moda i cinema in stile egiziano. A Hollywood per esempio, ma anche nello Utah o in Idaho. Il 1922 è l’anno degli scavi che riportano alla luce la tomba di Tutankhamen e la mania per l’Egitto si diffonde un po’ dappertutto (in realtà è la mania per l’Egitto che ha portato alla scoperta della tomba e non il contrario, ma questa è un’altra storia). La relazione con il cinema non è chiara, se non per l’evidente artificiosità dello stile neo-egizio, ma il risultato è qualche bella sala art déco con decorazioni e motivi ispirati alle tombe dei Faraoni.
Un esempio europeo è il Louxor di Parigi, di cui abbiamo già parlato qui, e che ha riaperto da un mese dopo anni di abbandono (in cui era stato, tra le altre cose, trasformato in discoteca caraibica). Il Louxor poi, si trova all’incrocio di Barbès Rochechouart, uno dei luoghi più sconclusionati della capitale francese, tra il quartiere africano, delle vie trafficate dai mezzi di trasporto più improbabili, sciamani che leggono le carte, contrabbandieri di sigarette e immensi grandi magazzini di articoli per la casa. Basta fermarsi cinque minuti fuori dal cinema per veder capitare un po’ di tutto.
Peccato che, nonostante una magnifica sala principale con tre balconi, e un bar con terrazzo panoramico sullo spettacolo ininterrotto del quartiere, il Louxor sembri nuovo. Troppo nuovo. Luci al neon come quelle delle toilette della stazione centrale, scale da parcheggio interrato e decorazioni che paiono fatte ieri. Già perché un restauro non dovrebbe dimenticare che cio’ che affascina nel patrimonio del passato è proprio il fatto che appartiene a un’altra epoca, il gusto del passato. Tutto il contrario del teatro delle Bouffes du Nord se vogliamo (nella foto qui sotto), a pochi metri di distanza, il cui restauro fa in modo di far sentire lo spettatore dentro una reliquia.