THE BLAIR MUM PROJECT: blog di una mamma (e figlia) a LondraIeri. Domani. Ma soprattutto oggi.

Stanotte ho sognato in Spagnolo. E non parlando lo Spagnolo, il mio sogno è stato davvero impegnativo. Così concentrata a dover parlare in una lingua non mia, che ho dormito malissimo. Quindi stama...

Stanotte ho sognato in Spagnolo. E non parlando lo Spagnolo, il mio sogno è stato davvero impegnativo. Così concentrata a dover parlare in una lingua non mia, che ho dormito malissimo.

Quindi stamani ho deciso di lavorare da casa. Di portare la mamma alla stazione per prendere il treno che l’avrebbe portata all’aeroporto. Di mettere tutta la tecnologia di cui dispongo in silent mode, per non sentirmi attaccata da fonti che non fossero fisicamente presenti. Mi sono persina concessa un riposino pomeridiano nel momento esatto in cui il mio capo avrebbe sorvolato i cieli di Londra in direzione est. Insieme a mia madre. A loro insaputa e sorpresa. Quindi chiudo le tende, prendo una bella trapunta, il cuscino più morbido che c’è (che mi segue da quando ho 6 anni), mi arrotolo ben benino e mi accingo a riposare.

Ma nella vita non si può pianificare nulla e quando mai imparerò questa lezione? Avrei qualche esempio positivo a riguardo. Ma oggi di positivo c’è solo il mio stato d’animo, quel che mi accade intorno, un po’ meno. Prima telefonata: è la scuola di Viola. Viola è caduta. Mantenere la calma. Sono ottimista per natura, con picchi di pessimismo cosmico di pochi e rari secondi. Quindi, o è all’ospedale in fin di vita, oppure sta benissimo. Il famoso bianco o nero. Il grigio l’ho perso alla nascita. Viola ha pianto molto. Ma è stata molto coraggiosa. Non deve venirla a prendere adesso, è calma e sta bene. Volevo solo avvertirla di non impressionarsi quando la vedrà.

Quando riattacco la telefonata, sono già a scuola a bussare al vetro della classe di mia figlia. Mi sembra che Viola stia bene. Perché la vedo solo a 180 gradi. Quando la vedo in 3D, cioé intera, davanti a me, è sfigurata. Abrasa. Il viso, l’occhio, la bocca, il naso. Le labbra gonfie ed un dente che ciondola. Che faccio? Non faccio assolutamente nulla. Me la coccolo un po’ e le chiedo perché non ha messo le mani davanti al viso quando è caduta. Dice che se n’è dimenticata. Ma non era un istinto? Forse lo diventerà dopo oggi. Forse un giorno saremo di gomma. La riporto a casa e le chiedo se vuole andare lo stesso a giocare dalla sua amichetta e la risposta è sì, ma non vuole andarci in macchina, bensì in metropolitana. La lascio andare con la sua baby sitter, ed ecco che scatta il secondo tentativo. Il letto mi aspetta.

Giusto il tempo di iniziare a sognare che zacchete, la mamma che chiama. Allora buon viaggio eh? Ok, buona notte a tutti. Adesso dormooooooodrrrrrrrriiiiiiiiinnnnnnnn: il marito. Sì Viola sta bene, è abrasa, sai? Sì, abrasa. Ah, e perde un dente. Se è normale? E che ne so, io mica ne ho di figli, c’ho solo lei. Però credo sia normale. Una volta mio fratello mi legò tutta perché giocavamo agli indiani. Io ero l’indianina buona e lui il cowboy cattivo. Quando dovevo scappare, cascai, legata come un salame, di faccia e persi un po’ di denti. Quindi sì, credo sia normale. Ok ciao, adesso dormo, sono distrutta, ho sognato in spagnolo, capisci? E’ complicatissimo e mi ha tenuta sveglia tutta la notte per cui ciao.

Cuscino morbido, trapunta pesante, ahhhhhhhh……beep beep. E’ il mio capo. Però è solo un messaggino. Ha visto mia mamma all’aeroporto. Eh sì, vi ho messi anche sullo stesso volo. Ma non parlate di me.

Dunque, dormivo, giusto, eccomi qua lettuccio mio. Sono certa di svenire, con l’idea che devo fare mille cose, tra blogs, lavoro, articoli, sognare, viaggiare e proprio sul più bello……… drrrrriiiiiiiiiiiinnnnnnnnnnn………non ce la faccio, rispondo, numero sconosciuto, cioé il numero mi appare ma non so chi sia e visto che Viola sta andando in metropolitana con la baby sitter dall’amichetta……niente, è Martin, il mio amico inglese che oggi ho già sentito 9 volte. Da stamani alle 8. Per via di questo favore, per il quale non voglio niente in cambio se non la meritata pace di una donna che si impegna dalla mattina alla sera affinché la sua vita e quella di chi gli sta vicino sia sempre al meglio, speciale, degna di essere vissuta, interessante ed intelligente. Niente, non mi è concesso dormire.

E ora me ne vado a prendere Viola dalla sua amichetta, io con la testa per aria, di giorni primaverili, caldi, ricchi di pensieri, domande, giusto, sbagliato, non lo so, ma ecco come mi sento:

“Io mi divertivo ad avere trent’anni, io me li bevevo come un liquore i trent’anni. Sono stupendi i trent’anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatre, i trentaquattro, i trentacinque!Sono stupendi perche’ sono liberi, ribelli, fuorilegge, perchè è finita l’angoscia dell’attesa, e non è cominciata la malinconia del declino.Perchè siamo lucidi, finalmente, a trent’anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti; se siamo atei siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna.E non temiamo le beffe dei ragazzi perchè anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perchè anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perchè abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perchè abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perchè abbiamo concluso che non c’è nulla di male ad amarci se c’incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell’olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi.Siamo un campo di grano maturo a trent’anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. E’ viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui scenderemo un po’ ansimanti e tuttavia freschi.Non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e avanti e meditare sulla nostra fortuna…”

Finalmente qualcuno che giustifica il mio stato d’animo da perenne diciottenne. Voglio tutto. Adesso. Ieri. Domani. Ma soprattutto oggi.

I bambini hanno diritto alla salute.. e anche al gioco! Questo mese partecipo a #mammeperilMeyer e vi invito a fare altrettanto, Twittando un pensiero riguardo al gioco dei vostri bambini con questo hashtag e dando il vostro Like alla pagina dell’Ospedale dei Bambini Meyer http://www.meyer.it/mammeperilmeyer/

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