Il maleficio del dubbioKabobo non deve andare in carcere

Bisogna aspettare l’esito della perizia psichiatrica richiesta dal pm prima di poterne essere sicuri. Ma se venisse confermata l’infermità mentale del ghanese, Kabobo, che ha ucciso tre persone a p...

Bisogna aspettare l’esito della perizia psichiatrica richiesta dal pm prima di poterne essere sicuri. Ma se venisse confermata l’infermità mentale del ghanese, Kabobo, che ha ucciso tre persone a picconate sarebbe ovvio non condannarlo al carcere. Con buona pace dei tanti forcaioli che già gridavano alla pena di morte.

La ragione fondante della legge che evita di mandare i pazzi in carcere è piuttosto evidente: se la rieducazione è il fine della pena (altro boccone indigesto per chi piuttosto vorrebbe vendetta), allora una persona che ha commesso un delitto perché malata di mente sarebbe difficilmente recuperabile a suon di anni di galera. Più efficace e più umano imporre un ricovero coatto in una struttura ospedaliera.

(Nota positiva per gli amanti della legge del taglione, gli ospedali psichiatrici giudiziari, o Opg, che in teoria avrebbero dovuto già chiudere – vista la situazione inumana riscontrata al loro interno dalla commissione Marino l’anno scorso – sono ancora aperti. E, tranne rare eccezioni, sono in condizioni pessime).

Ma tornando al ricovero coatto, ai tanti che strilleranno allo scandalo (se l’infermità mentale venisse confermata) andrebbe spiegato che gli Opg non sono luoghi di villeggiatura. A dispetto di quanto prescrive la legge sono più carceri che ospedali. I matti che lì si incontrano – se sono in grado di parlare – implorano di essere mandati in galera, perché spesso non accettano la propria condizione di malati e nemmeno vorrebbero farsi curare. La paranoia della malattia riconduce il tutto ad una qualche teoria del complotto. Inoltre non avendo la misura di sicurezza (il provvedimento, diverso dalla pena, che trattiene i criminali malati di mente dentro gli Opg) una durata predeterminata ma potendo essere rinnovata potenzialmente all’infinito, un matto che non venga considerato guarito corre il rischio di non tornare mai libero.

Insomma, se fosse considerato matto ci sarebbe poco da invidiare nella condizione di Kabobo e accanirsi su di lui certo non riporterà in vita le vittime innocenti delle sue azioni. Se poi un domani dovesse essere dichiarato guarito – ad esempio la schizofrenia è oggi un male che si può tenere sotto controllo con terapie farmacologiche – non sarebbe uno scandalo se venisse liberato (ancorché tenuto sotto controllo).

Pretendere di “punire” i matti risponde ad un criterio animalesco di vendetta. Lo Stato di diritto deve invece rispondere a un criterio razionale, che in questo caso prevede la cura. Che poi il matto in questione abbia la pelle di colore nero è un dettaglio talmente irrilevante da qualificare come ridicole e grottesche le polemiche degli ultimi giorni.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter