Storie di Medioevo e BisanzioLa cittadinanza Veneziana

In questi giorni si parla molto della cittadinanza italiana per i figli degli immigrati nati in Italia. Si vuole superare, ossia, il concetto di "ius sanguinis" che vige in tutt'Europa. Lungi da me...

In questi giorni si parla molto della cittadinanza italiana per i figli degli immigrati nati in Italia. Si vuole superare, ossia, il concetto di “ius sanguinis” che vige in tutt’Europa. Lungi da me entrare nell’argomento, per altro spinoso e irto di ostacoli etici e morali. Quello che voglio raccontare (anche se brevemente e concisamente), è, invece, il concetto di cittadinanza che vigeva nell’antica repubblica di San Marco.

Il cittadino

Chi era cittadino a Venezia? Ebbene si, esisteva la qualifica di cittadino nella città lagunare e rappresentava quel nucleo di persone che non facevano parte né della nobilità veneziana né del nucleo di resisenti esteri (ossia i foresti). Vale a dire la stragrande popolazione che comprendeva, anche se non questi termini moderni, quello che poteva essere la borghesia e il “popolino”. Non si parla, invece, di sudditi. Cosa per altro unica nell’universo medievale.

Ma da dove veniva questa conquista?

Già ai tempi in cui il ducato veneziano iniziava i suoi timidi passi nell’emancipazione bizantina, si erano creato dei gruppi di persone, chiamate liberi. Questi eleggevano il Dux, poi chiamato Doge, ossia il rappresentante politico e militare del ducato bizantino della Venetia et Histria. Man mano che Venezia si staccò da Bisanzio – per chi scrive questo avvenne attorno al XI secolo – si formò un’assemblea, poi chiamata Concio che eleggeva il capo del ducato. Il Concio era composto da cittadini e dal patriziato. Il suo compito, con alti e bassi, rimase pressoché intatto fino al 28 febbraio del 1297 (serrata del Maggior Consiglio), quando, con un colpo di mano, gli aristocratici esautorarono il potere dell’assemblea e la resero appannaggio della sola élite. Dal 1319 i cittadini furono esclusi completamente dall’elezione del Doge e da questa data in poi questo gruppo sociale fu diviso in due parti: Originarii e i cives de intus.

Chi erano gli Originarii

Come dice il nome, gli Originarii erano coloro che discendevano dalle famiglie dei liberi “originarie” della città di Venezia. Quindi i loro avi erano coloro che erano giunti in laguna nel tempo delle migrazioni e che avevano costruito la loro nuova patria. Oltre alle famiglie più antiche, vi erano quelle che erano riuscite ad entrare nel tessuto sociale venetico prima del 1297, e quindi, anch’esse, partecipanti alla costituzione del nuovo nucleo cittadino.

Essi godevano della piena condizione di cittadinanza descritta dal motto latino intus et de extra ossia Venezianiani tout-court “dentro e fuori”. Per raggruppare e per ordinare tutte le famiglie appartenenti a questa nuova classe sociale (utilizzando termini moderni) era stato istituito per legge nel 19 luglio del 1315, un “Libro d’Argento”, che conteneva l’intera lista degli “orginarii”. Lo stesso venne fatto per gli aristocratici, con il ben e più blasonato “Libro d’Oro della nobilità veneziana”. Entrambi i libri erano mantenuti sicuri nel palazzo Ducale, precisamente nella sala dello scrigno.

Chi poteva iscriversi al libro d’argento?

– la discendenza onorevole (cioè legittima) da almeno tre generazioni di cittadini
– il non esercizio da almeno tre generazioni delle arti meccaniche
– il non comparire nel registro criminale, detto Raspa
– la contribuzione fiscale al Comune. (1)

Quindi come si evince da queste regole, per altro non così dissimili dalle leggi moderne, l’ “originario” doveva essere generato da un altro “originario”, non doveva compiere un lavoro “manuale” (arti meccaniche), doveva avere una fedina penale pulita, ed infine doveva pagare le proprie tasse allo Stato. Se tutte queste regole venivano rispettate, ecco che il cittadino “originario” poteva ambire alle cariche più prestigiose che il suo ceto gli permetteva, come il cancelliere, l’avvocato, il segretario, il notaio all’interno dell’amministrazione comunale. Inoltre vi erano particolari spazi all’interno della marina mercantile e militare con relativi appannaggi di alto prestigio. Inoltre si poteva godere della possibilità di esercitare il commercio d’oltremare, ossia nelle colonie veneziane spare nel Mediterraneo, e di godere delle tutele a loro destinate in quei luoghi e da essere giudicati solamente dai Magistrati della Repubblica. Il massimo grado che un cittadino appartenente a questo gruppo era quello del Cancellier Grando, ossia il capo dell’intera burocrazia statale veneziana, secondo solamente al Doge (eletto dall’aristocrazia).

Chi erano i “Cives de intus tantum”?

Essi costituivano una buona fetta della popolazione veneziana. Non godevano di tutti i diritti dei cittadini “originari”, perché erano considerati Veneziani solamente all’interno della città.
Si poteva divenire cittadino “de intus tantum” per grazia o per residenza. Pur con grosse limitazioni anche loro potevano partecipare al commercio oltremarino, ossia verso le colonie di proprietà della Serenissima. Essi non potevano ambire in alcun caso alle massime cariche della città, ma costituivano la massa lavoro che rendeva ricca e produttiva Venezia. Lavoravano nelle botteghe, nei cantieri, sulle galee e dove era richiesto il loro contributo.
Questi cittadini, come gli “originarii” e i patrizi, erano tutelati dalle leggi della Repubblica e si costituivano, a loro tutela, nelle grandi e piccole Scuole. Queste istituzioni avevano ancora il potere di eleggere i gastaldi ducali, ossia dei rappresentanti del Duca (Doge).

I cittadini, oltre ad essere raggruppati in arti e mestieri, venivano suddivisi in “sestieri”, ossia le sei parti che compongono il tessuto urbano di Venezia. Per ogni sestiere era istituito un “caposestiere” che aveva dei compiti di sorveglianza e di polizia, tra cui il controllo delle persone residenti. Il governo veneziano, così, registrava quotidianamente la presenza dei cittadini e dei foresti. Quest’ultimi, erano gente di passaggio oppure residenti tenuti però fuori dalla politica della città. Molti foresti risiedevano nei loro fondaci (vedi quello dei Tedeschi o dei Turchi), oppure nei ghetti (quello ebraico di Venezia e primo al mondo).

Fonte

Wikipedia

1) wikipedia

http://www.insula.it/index.php/quaderni/99-stranieri-e-foresti-a-venezia-18-2004

Immagini

Wikipedia

http://babilonia61.com/2012/06/12/venezia-nel-trascorso-della-storia-moderna-quattro-mappe/

http://www.canalettogallery.org/Santi-Giovanni-E-Paolo-And-The-Scuola-Di-San-Marco.html

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