In questi giorni impazzano analisi dei risultati delle elezioni per le amministrative, quelli che meno di tutti c’hanno capito qualcosa sono ovviamente quelli del Pd. Hanno concluso che le vittorie del Pd, solo in un comune non sono andati al secondo turno, sono il segnale che gli italiani hanno approvato le larghe intese, molto probabilmente in realtà credono che finalmente la base del partito ha compreso il geniale disegno dei suoi dirigenti.
Queste elezioni in realtà le ha vinte il Partito che non c’è e che si spera un giorno ci sarà, molti credevano che fosse il Movimento di Beppe Grillo, ma al momento si sbagliano.
In termini di percentuale il Partito Democratico ha ottenuti risultati impensabili, ma vedendo le reali cifre dei votanti ci si rende conto di quanti voti abbiano perso. L’alto astensionismo è qualcosa di cui preoccuparsi seriamente, come possiamo definirci una democrazia rappresentativa se oramai vota solo la metà? Vogliamo un governo che è la rappresentanza di solo una metà? Il fatto che i partiti non abbiano evidenziato questo aspetto è significativo di come pensino ancora a rimanere ben ancorati alle proprie poltrone.
La quasi vittoria di Marino e quella della Serracchiani sono il chiaro segnale di come gli elettori vogliano un Pd diverso, opposto a quello che siede al governo. Lo stesso Marino non diede la fiducia al governo Letta quando era senatore, carica alla quale ha rinunciato dopo l’ufficiale candidatura a sindaco della capitale, due scelte che sono quelle auspicate dal Movimento di Grillo.
Per quanto riguarda gli avversari era in parte prevedibile che due partiti con figure altamente carismatiche, Berlusconi e Grillo, e gregari anonimi facessero fatica in elezioni comunali dove si cerca un contatto diretto con l’elettore e non si può sperare di ottenere consensi con un discorso acceso in piazza. Al contrario il Pd con le sue mille anime riesce a tenersi a galla.
Dopo questo flop Grillo è ad un bivio decisivo, se continuerà a fare scelte sbagliate il suo Movimento sarà solo un simpatico ricordo della nostra democrazia in pochi mesi. Attorno a Rodotà si sta cercando di costruire una nuova sinistra, oltre a Vendola si stanno avvicinando anche i grillini, poi c’è Civati che prima del congresso del Partito non osa sbilanciarsi. Ci sarà un nuovo partito? Sarà la solita sinistra che non prende neanche un 10%? Data la situazione potrebbe essere un soggetto politico interessante, ma al momento è solo un’idea.
Certo che è una base da cui partire e con la quale il Pd dovrà fare i conti. Se colgono la necessità oramai impellente della base di spostarsi a sinistra non possono non cercare un dialogo con loro, altrimenti il tutto sarà percepito solo come una mossa di facciata.
Nel mentre il Movimento sta rinnegando ogni sua scelta, dicevano che non si doveva andare in tv e che si poteva andare avanti con pochi soldi, adesso il contrario. Ma il migliore è il deputato Andrea Cecconi che ha rilasciato tale dichiarazione, in riferimento alle comunali di Ancona, in cui il loro candidato era Andrea Quattrini: “Noi siamo un partito ideologico, alle comunali valgono ancora le persone”. Scusate ma non erano loro che rifiutavano ogni ideologia, quelli del “né destra né sinistra”, quelli che loro sono cittadini e contano le persone? Infine con un’uscita che ha fatto capire quello che si era capito da mesi: “La fiducia che ci avevano dato (alle elezioni politiche) era eccessiva, ora siamo in linea con le nostre possibilità e facoltà”, ossia votateci ma non troppo.
Il Pdl deve iniziare a coltivare nuove figure politiche carismatiche, perché prima o poi il Cavaliere uscirà di scena, a meno che non sia immortale, e dietro di lui al momento c’è il vuoto. Il Movimento sta iniziando a comprendere che deve politicizzarsi e scendere dalla propria nuvola utopistica, infine il Pd deve analizzare nel dettaglio questi risultati e rendersi conto del reale esito, oppure può continuare a gongolare per una vittoria non sua e poi perdere clamorosamente alle prossime elezioni.