Nei momenti di crisi acuta cresce il bisogno di una guida, di qualcuno che sia in grado di ridare speranza. La politica tradizionale ha molto deluso e da essa nessuno si aspetta la parola che sblocca. Perché poi, in casi del genere, non sempre la guida è qualcuno che offre la soluzione del problema. Può essere invece qualcuno che riapre al futuro, che ridà spazio a valori permanenti. La vita: che cosa c’è di più importante della vita per gli uomini? E l’immortalità non attira proprio perché rappresenta una vittoria sulla morte? Non meraviglia quindi che “le folle vadano a salutare don Gallo e padre Puglisi, mentre i comizi elettorali trovano le piazze semivuote”, come scrive Gian Enrico Rusconi oggi sulla Stampa. C’è però un politico non politico in senso tradizionale che si avventura sul terreno della religione ed è Beppe Grillo. Oh no, non lo dice, e forse non pensa neppure di rivestire i panni del predicatore apocalittico. Eppure…
«Stai attento nano», perche’ alla fine «ne rimarra’ uno solo, per ora ci siamo noi, il ‘capocomico’ e il ‘nano’». «Le elezioni ci saranno a settembre o ottobre. Questa volta ce la giocheremo in due, i buoni e i cattivi, basta finti buoni e finti cattivi, e alla fine, come Highlander, ne rimarrà solo uno». Parole dette dal capocomico, appunto, ieri a Roma.
Come non vedere? Gli ingredienti dell’apocalisse ci sono tutti: “la letteratura apocalittica nasce per aiutare a sopportare l’insopportabile” (Paul Beauchamp); la letteratura apocalittica ossia il discorso apocalittico prende forma in momenti di estrema crisi per portare un messaggio di speranza: anche se il male sembra prevalere, bisogna aver fiducia nella vittoria finale del Bene. Intanto qualcuno si sottrae alla morte: Highlander, cioè Grillo, mentre il mondo è pieno di morti che parlano. In un mondo di anime morte che pretendono di comandare, c’è un’anima viva che tiene un linguaggio di verità. E che annuncia la vittoria finale del bene. Non è una prospettiva di tipo religioso, questa?
Ridare speranza è positivo. Si badi bene la religione stessa non si limita a questo. Don Gallo e padre Puglisi non vengono pianti solo perché hanno parlato in un certo modo. La loro presenza attiva ha reso il mondo migliore intorno a loro. Hanno portato conversione, riconoscimento e anche concreta beneficenza. Non hanno avuto responsabilità nell’amministrazione della cosa pubblica.
Beppe Grillo invece non parla da profeta della fede, non è portatore di una fede religiosa in senso stretto. E’, lo voglia o no, un politico. Chiamato per questo a indicare soluzioni ai problemi che la società e lo Stato si trovano a dover affrontare in Italia, qui e ora. Prima o poi, è su questo terreno che sarà giudicato dai suoi stessi ascoltatori e seguaci. Posso capire la sua insistenza sul tema dello scontro finale tra lui e il nano. E tuttavia farei anche notare che una ipotesi simile al momento viene agitata come uno spauracchio da qualche politologo (vedi Panebianco sul Corriere di qualche giorno fa), ma non fa ancora parte delle prospettive plausibili nel breve e medio termine. Se si guarda a quello che è successo in Friuli e a ciò che prevedono i sondaggi, la partecipazione del movimento 5 Stelle ai ballottaggi nelle principali città non è scontata. La fatidica soglia del 50 per cento potrebbe allontanarsi anziché avvicinarsi per i seguaci del profeta genovese. A quel punto la speranza dovrà trovare altre strade per alimentarsi. Chissà, un disgelo si potrebbe produrre, con smottamenti o aperture, è presto per dirlo.