Milano – Sullo sfondo i grandi grattacieli simbolo del potere (capitalista) e della crisi (Grattacielo della Regione e Torre Unicredit); ai loro piedi centinaia di manifestanti. Proprio sotto il grattacielo della regione Lombardia e quello di Unicredit si è conclusa la Mayday parade 2013. Una manifestazione che come si legge dal comunicato dei vari spazi sociali milanesi che hanno organizzato la parata mette al centro diverse questioni: «da quella del reddito diretto e indiretto, alle questioni dei legami tra i luoghi di vita e lavoro, di nocività e sviluppo, per fronteggiare un’Esposizione Universale che incombe sul territorio metrolombardo imponendo immaginari e devastando territori. Perché Expo è debito cemento e precarietà».
Il corteo dei precari contro la crisi di sistema. Contro una crisi che ha creato e diffuso precariato e disoccupazione. Una manifestazione che coinvolge la città di Milano perché contro l’Expo che inizierà fra due anni, proprio il primo maggio 2015. L’Expo viene identificato come: debito, cemento, precarietà. La Governance autoritaria, attraverso l’esposizione universale, viene accusata di imporre il ricatto della precarietà e trascinere l’economia lombarda dentro la spirale del debito. Cemento e speculazione edilizia che oltre ad accumulare debiti rischia anche di incorporare altri diversi problemi. Alla casta viene ricordato come molti dei debiti che gravano sulle casse del comune di Milano derivano dalla bonifica dei terreni inquinati di un’altra speculazione edilizia degli anni passati: quella della zona Fiera. La soluzione proposta contro i debiti, il cemento e la precarietà che possono derivare dall’Expo2015 è: «una sola grande opera: reddito per tutti e tutte. Un reddito di base incondizionato contro la precarietà per per rompere la gabbia del ricatto e del bisogno».
Il corteo (pacifico) è partito da Piazza 24 Maggio, ha attraversato Piazza Duomo e il Castello Sforzesco per concludersi nel cuore della “city” milanese. Sotto la supervisone dei corpi di polizia (è stato impiegato anche l’aero) i vari carri scandivano la marcia di centinaia di ragazzi famiglie e emigrati. Il corte ha coinvolto i “grandi spazi sociali” come il Leoncavallo Spa, lo Spazio di Mutuosoccorso e il Cantiere. Al corteo era presente anche un’associazione di emigranti Bengalesi che ricordavano i numerosi lavoratori morti nei giorni scorsi a causa del crollo di una fabbrica.
Leoncavallo S.p.a è andato ben oltre all’organizzazione della parata. Il centro sociale milanese ha infatti raccolto cinquantamila firme per cercare un piano per l’istituzione in tutto il territorio nazionale del reddito minimo garantito da presentare alla Camera. il Leoncavallo e le altre centosettanta associazioni promotrici sostengono che: «il costo sociale dell’assenza di misure di welfare sia superiore a quello dell’istituzione di un reddito minimo garantito». Quello che viene chiesto a gran voce è uno strumento di welfare di matrice Keynesiana esteso a tutte le categorie di lavoratori a prescindere dalla loro anzianità contributiva o della tipologia contrattuale. Un sussidio statale pari a seicento euro per i disoccupati o i precari che possono accusare problemi di continuità di reddito.
La crisi e la musica sono state sicuramente la grandi protagoniste della parata. Dai carri ricoperti da casse, uscivano dei “vaffanculo” contro il sistema della casta, contro il governo appena insediato e contro il nuovo presidente della regione Lombardia Maroni. “Vaffanculo” che ricordano tanto i comizi di Grillo ma che da un lato esprimo anche l’esasperazione dei protagonisti della parata.Decidere di concludere la manifestazione nel centro finanziario d’Italia esprime la voglia di riscatto e di sfida contro i simboli del potere. La riappropriazione di spazi sociali, come gli ex spazi urbani (pubblici) dove ora sorgono la sede di Unicredit e il palazzo della regione Lombardia, rappresenta per i manifestanti un’ulteriore forma di opposizione alla speculazioni della grande finanza e delle banche che sono lontani dai bisogni reali sia dell’economia sia dei cittadini.
Dalla MayDay 2013 un messaggio è chiaro: occorre “bilanciare il meccanismo”. Quel meccanismo che negli ultimi anni ha favorito “chi aveva già molto e ha impoverito la maggioranza di noi”.
PS: Durante la sfilata ho notato tre cose: 1- Il business non si ferma mai. La manifestazione è stata colta da molti come occasione di profitto soprattutto attraverso la vendita di alcolici, cibo e magliette. 2-Nella giorno della festa del lavoro occorre ricordare anche i tanti operatori ecologici che oggi non hanno festeggiato, ma hanno lavorato per pulire i rifiuti prodotti dalla MayDay. 3- Non sono sicuro che tutti i manifestanti erano consapevoli delle importanti lotte portate avanti durante questo giorno.