Sul sole di qualche giorno fa si parlava di un progetto di ricerca nato in Italia ed “emigrato” in Francia perché da noi non c’erano fondi. Questo il link del pezzo:
La notizia buona per tutti è che le “pallottole anticancro” verranno realizzate anche se i ricercatori che hanno avviato il progetto si trovavano in un paese che su queste cose evidentemente non investe.
La cattiva notizia è che quel paese che poco investe nella ricerca sarà sempre più povero per quanto riguarda il capitale umano che oggi gioca un ruolo determinante nella prosperità delle nazioni sviluppate. Fin qui storia nota, ma proviamo a farci qualche domanda: perchè l’Italia non investe in ricerca?
Perché è un paese miope?
A giudicare dal debito pubblico accumulato impiegando risorse in attività che non portano crescita si potrebbe dire che siamo un paese di cicale.
Quindi la scarsa attenzione per la ricerca è solo una manifestazione di una più generale incapacità di guardare al domani?
Eppure se a quanto risparmiano, al modo in cui gli italiani impiegano i propri risparmi, a quanto e per cosa si indebitano vediamo che l’attenzione al futuro c’è eccome.
Insomma siamo cicale o formiche e perché spendiamo poco nella ricerca?
L’investimento nella ricerca non lo decidono i privati cittadini, ma le elites, la classe (casta?) dirigente sia nel mondo politico che nella cosiddetta società civile. Se teniamo in considerazione questo il quadro è più chiaro.
La classe dirigente del paese è miope, mediocre e incapace e oltre che dal modo farraginoso con il quale amministra il paese si vede particolarmente dalla incapacità di rendersi conto del proprio declino. Ad ogni tornata elettorale cresce il numero di chi si astiene o cede al voto di protesta eppure i pariti politici, incapaci di rinnovarsi e di realizzare un qualsiasi avvicendamento ai vertici restano uguali a se stessi. Nel settore privato perdiamo competitività e continuiamo a guardare al passato, incapaci di renderci conto di come non sia possibile affrontare le sfide del futuro con schemi ormai inadeguati.
Insomma, in Italia comandano le cicale ed è perfettamente comprensibile che abbiano poco a cuore gli investimenti nella ricerca scientifica.
Ma sarebbe troppo facile terminare la favola dando la colpa solo ai sovrani cattivi senza una parola sui sudditi che non si ribellano alla loro condizione.
E’ più facile evadere che non coordinarsi per chiedere un fisco più equo; più facile aggirare le leggi cattive e la burocrazia, che non darsi da fare per ottenere delle riforme.
Siamo dunque al dilemma dell’uovo e della gallina: peggio il governante cattivo che dissipa il futuro dei governati oppure i sudditi troppo presi dal loro particulare per accorgersi che saranno sempre e solo loro a pagare il conto?