Mentre in questi giorni si sente parlare di riforma elettorale – si vocifera di un ritorno al proporzionale e le preferenze (sic!) e Calderoli continua a firmare proposte, nonostante abbia dato vita all’attuale legge elettorale – c’è chi si rimbocca le maniche e presenta in Cassazione una proposta di legge d’iniziativa popolare che ha come obiettivo quello di modernizzare l’architettura dello Stato.
Ci riferiamo all’iniziativa ideata dal costituzionalista Giovanni Guzzetta, che lo scorso 14 maggio ha depositato in Cassazione la proposta di legge che ha come obiettivo quello di modificare e quindi riformare il sistema politico, passando dall’attuale Repubblica Parlamentare ad una Repubblica Semipresidenziale, imitando il modello francese.
Le finalità dell’iniziativa sono volte a rendere il nostro Paese più moderno e al passo con i tempi, modificando una Costituzione scritta 65 anni fa in un contesto storico, politico, sociale ed economico molto diverso da quello che viviamo oggi.
I punti fondamentali dell’azione di Scegliamoci la Repubblica (il nome scelto per la campagna) sono pochi e semplici:
– elezione diretta del Capo dello Stato
– fine del bicameralismo perfetto (trasformando il Senato in una camera di rappresentanza delle autonomie)
– legge elettorale con sistema maggioritario, collegi uninominali a doppio turno
– riduzione significativa del numero di parlamentari
I firmatari della petizione sono personalità trasversali: c’è l’editorialista del Corriere della Sera Angelo Panebianco, Marco Taradash, il politiologo Alessandro Campi e la collega Sofia Ventura, Piercamillo Falasca, Carlo Stagnaro, Carmelo Palma, Mario Segni, Alessandro Sterpa.
Nel momento di crisi che viviamo, non bastano le riforme economiche. Per rendere competitivo il nostro Paese vi è la necessità di riformare la struttura statale e modificare qualche “regola del gioco”. Le pulsioni conservatrici e retoriche di chi non vuole riformare “la più bella del mondo” (Rodotà è un ottimo rappresentante di questa ala) oltre ad essere sbagliate, sono anacronistiche. Rimanere uguali di fronte ai cambiamenti globali non aiuta ad essere più forti, bensì ad essere più deboli.
Twitter: @MarcoMitrugno