“Stop ai continui attacchi mediatici alla mozzarella di bufala campana dop – dice Domenico Raimondo, presidente del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana DOP,incontrando i giornalisti a Roma nella sede dell’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche, che prontamente si è schierata al loro fianco dopo lo speciale di Servizio Pubblico trasmesso su LA7 – Non si può strumentalmente continuare a gettare fango su un settore che dà lavoro a 15mila addetti e rappresenta una delle eccellenze del made in italy agroalimentare. Siamo pronti a tutelare in tutte le sedi, anche giudiziarie, l’immagine di questo comparto, fatto di persone oneste e laboriose” .
Gli fa eco Antonio Lucisano, direttore del Consorzio: “Siamo stanchi di sentire ripetere fatti vecchi senza alcuna possibilità di replica. Trasparenza, legalità, collaborazione piena sono oggi i cardini su cui è incentrata l’azione del Consorzio. Lo dimostrano i fatti, come ad esempio l’introduzione di un rigoroso Codice Etico, che impone restrizioni severe a quanti d’ora in avanti vorranno far parte del nostro consorzio e che prevede l’espulsione per chi lede la nostra immagine. Ma il consorzio può solo togliere la qualifica di socio a un produttore che si macchia di qualche accusa, spetta poi al Ministero delle Politiche Agricole impedire che continui a produrre con il marchio dop, noi non abbiamo poteri”.
A ognuno il proprio mestiere, sottolineano, perché se ci sono delle maglie allentate in cui ognuno a dispetto delle regole può continuare a fare quello che vuole, allora qualcosa non funziona. “Il nostro peraltro, ha tenuto a sottolineare Lucisano, è l’unico consorzio in cui gli affiliati devono produrre il certificato antimafia e rispettare le regole, altrimenti…”
Tante le voci in quel luogo che si sono sollevate a difesa del prodotto contro lo “show demolitore, in cui le interviste sono state tagliate e rimontate senza diritto di replica e con un unico messaggio finale: mozzarella uguale camorra”.
Tutti hanno potuto vedere quello che hanno mostrato e sottolineato. Hanno lasciato intendere che la mozzarella viene “prodotta in condizioni igienico sanitarie indecenti, in luoghi contaminati da discariche e rifiuti tossici, tra case abusive e senza distinzione di territori. Tutti colpevoli insomma in un vero e proprio inferno in cui siamo prigionieri e schiavi”.
Il più arrabbiato è Manuel Lombardi, contadino di Presidio Slow Food, che nella sua Azienda “Le Campestre” di Castel di Sasso, alto casertano, produce il conciato romano, formaggio latticino dop. Arrabbiato e amareggiato per tutto: “ La discriminazione è palpabile anche quando mostriamo fuori da qui la carta di identità…noi casertani ormai ci dobbiamo abbracciare questa croce. Non conta nulla se siamo persone brave, oneste e operose“ .
Appena ha saputo della conferenza stampa indetta a Roma, racconta Manuel, non ci ha pensato su due volte. “Dovevo esserci. Non perché io sia un giornalista o un blogger, ma essendo un contadino- casaro casertano molto legato alla mia terra, ho voluto dare una testimonianza forte e un segnale vero della realtà non raccontata in quella trasmissione”
“Ma come si fa a dire quelle cose? – E’ senza freni Manuel – Certo i consumatori hanno il diritto di sapere e di essere tutelati. Infatti il Consorzio di mozzarella di bufala campana dop realizza ben diecimila controlli l’anno. E poi proprio ora che si fanno controlli trasparenti dopo anni grigi e di cattiva gestione? Forse il “problema” e’ proprio questo. Forse questo è troppo perfetto e troppo vicino ad ideali rispettabili“.
Cita gli ideali Manuel. Lui tiene molto agli ideali e alla tradizione per cui non ci sta e si difende da insinuazioni per nulla corrette. Anche perchè la famiglia Lombardi ha avuto il merito di ricreare un’antica tecnica casearia già conosciuta ai Romani e citata anche dal poeta Marziale, che consiste nel rompere a mano la cagliata e poi modellarla e salarla a secco e successivamente sottoporre il formaggio così ottenuto alla concia, al trattamento superficiale e alla stagionatura in orci di terracotta. Chi si intende di formaggi, di buoni formaggi, sa che con il suo conciato romano non siamo solo nel campo della bontà, ma in “una vera esperienza antropologica” . Appena lo mangi infatti ti investe “un insieme di sensazioni che travolge i sensi e rievoca trascorsi imprimendo il ricordo” . Una poesia di prodotto, che nessuno produceva più e che Manuel ha fatto rivivere fino a diventare presidio Slow Food unico della provincia di Caserta, e inserito nell’elenco regionale dei prodotti tradizionali della Campania.
Non ci sta quindi a veder andare in fumo i sacrifici degli ultimi anni e chiosa: “Se è questa l’Italia che vogliamo, un’ Italia in cui se hai fatto del bene non conti, ma se distruggi sei un eroe, beh, ditemelo, sono ancora in tempo a trasferirmi per andare a zappare in un’altra dimensione universale”.