C’entra un blog come questo, che vuol occuparsi di scuola, università, formazione, lavoro, giovani, con la campagna non aderire alla campagna No Slot (qui le sue ragioni) nata da Vita non profit magazine, mensile e sito?
Ovviamente sì.
“Mi domando se le politiche italiane, non solo quelle giovanili, basate sostanzialmente sulla proibizione, al momento delle liberalizzazioni manifestino palesemente l’incapacità dei singoli a gestire le nuove (pseudo) libertà”, scriveva uno di noi, ai primi di maggio in un editoriale sulla cronaca milanese del Corriere (qui) su un tema continguo: il gioco online praticato da molti minori.
Il problema di un gioco (qui una preziosa scheda), così clamorosamente alla portata di tutti, senza freni, senza controllo sociale (ci sono bar che attrezzano stanzette riservate), in un momento di crisi galoppante, dovrebbe essere assunto bipartisan dalla politica italiana e dichiarato emergenza da affrontare in tempi rapidi.
Se anche si volesse aggirare la dimensione etica della vicenda, certo non potrà sfuggire quella economica e sociale: il gioco distrugge gli individui e le famiglie, ha un costo sociale e umano intollerabile, destinato a crescere, a meno che non si voglia decidere ordinare alle Asl di smettere di curare, fra le varie dipendenze, le ludopatie.
C’è bisogno che questo Paese torni ad avere fame, scriviamo spesso in questo blog. E non fame di azzardo.