Parlare con i limoniIl troll che sfida il Movimento Cinque Stelle

“Tutto è iniziato dopo il successo del movimento, leggevo le affermazioni pseudo-fasciste di Grillo sui giornali e ingenuamente dicevo: "beh andiamo sul suo facebook, gli elettori-quasi-tutti-di-si...

Tutto è iniziato dopo il successo del movimento, leggevo le affermazioni pseudo-fasciste di Grillo sui giornali e ingenuamente dicevo: “beh andiamo sul suo facebook, gli elettori-quasi-tutti-di-sinistra-del-movimento staranno insorgendo. Ma de che!”
A parlare è R.D., di professione precario in call center ma troll per passione. Almeno così ci racconta protetto dal suo profilo camuffato. R.D. sono le iniziali del nome di battaglia di uno dei vari troll anti-grillini, uno dei soldatini sparsi nella Rete che giornalmente sfidano il Movimento Cinque Stelle colpendolo nella sua roccaforte: Internet.

Quando si parla di Beppe Grillo e del suo M5S c’è un errore in cui incappano molti: considerare il Web una sua proprieta personale, un po’ come la televisione per Silvio Berlusconi. Grillo è un abile comunicatore e sa usare magistralmente i social network per produrre consenso. Ma Facebook non è Mediaset. Soprattutto dopo le elezioni politiche di febbraio, parallelamente allo sviluppo elettorale del Movimento su Internet cresceva e si infoltiva l’opposizione al Movimento (ne avevamo già parlato tempo fa: Ma in Rete è già nato l’anti-grillismo).

L’opposizione anti-grillina è un mondo vasto e variegato, non necessariamente a favore del governo Letta e dei partiti maggiori, anzi al contrario spesso è composto da persone politicamente orfane, senza più punti di riferimento stabili nell’attuale arco costituzionale ma che non credono neppure nel M5S (ad esempio R.D. definisce Grillo: “la risposta di merda ad una politica di merda”). Ognuno di questi “oppositori” conduce la sua azione politica maniera diversa, a seconda della propria sensibilità e della propria disponibilità di tempo. Fra questi spiccano i cosiddetti “troll”.

E’ bene fare una premessa: cos’è un troll? In gergo questa parola ha acquisito col tempo significati diversi. Generalmente “si indica una persona che interagisce con gli altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l’obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi.” (cit.) Wikipedia distingue almeno dieci tipi di troll: colui che cerca attenzione, che fa satira e si diverte così, che sfoga un suo disagio personale, che agisce per ragioni di marketing, che vuole influenzare e modificare opinioni, che vuol combattere il confromismo di un gruppo, che vuole influenzare o modificare opinioni, che mira ad attaccare o diffamare un utente o un gruppo, che vuole far perdere interesse o utilità all’argomento discusso, che vuole verificare la robustezza di un sistema.

“Tra quei tipi di troll” –risponde R.D– “sicuramente quello che mi si addice di più è quello satira/divertimento. Cerco sempre di buttarla sul ridere. A volte però agisco contro il conformismo che vedo su quello pagine: mi viene spontaneo difendere il PD che non ho mai votato ma viene insultato per qualsiasi cosa e vi altrettanto spontaneo attaccare Grillo quando vedo che ogni sua parola viene esaltata e ogni suo gesto difeso anche di fronte all’evidenza. La mia categoria forse ancora non esiste: troll bastian contrario!”

Ma perché qualcuno decide di dedicare il suo tempo libero a trollare le pagine di un partito politico? “Inizialmente non mi ponevo neanche come troll, magari capitava che cercavo il dialogo con qualcuno, però poi si intrometteva qualcun altro che alzava i toni e andava tutto in vacca. Il mio intento inizialmente era quello di far ragionare la gente. Non mi ritengo un genio ma certe idiozie dei grillini anche un bambino di 2 anni le contesterebbe. Poi ho capito che era inutile rendendomi conto delle dimensioni di questo “lavaggio del cervello”.”

I troll agiscono in vari modi e in varie forme. L’esempio più comune e probabilmente più efficace è mostrare la vulnerabilità del Movimento in Rete. Evidenziare la facilità con cui una parte del suo elettorato abbocca a qualsiasi link o foto condivisa. Sbertucciare una certa tendenza alla semplificazione oppure evidenziare il presunto populismo di alcune iniziative: pochi giorni fa la pagina FB “Noi che non voteremo il M5S” (che è bene precisarlo non è una pagina di troll) scopre che i parlamentari pentastellati della Commissione Trasporti di Montecitorio hanno lanciato un sondaggio Facebook, chiedendo agli utenti se siano d’accordo o meno su un disegno di legge che riduce del 20% le multe automobilistiche. La stessa pagina, trovando ridicola la domanda, assalta il sondaggio e in breve fra le risposte compare di tutto: “Io c’ho il diesel, che cazzo me ne frega a me” (citazione di Maccio Capatonda), “Ciao Sic”, “E allora le foibbe?” “Multe aumentate ai giornalisti”. Inutile dire che il sondaggio è andato in malora e i parlamentari hanno dovuto far sparire frettolosamente tutto, senza però sfuggire alla figuraccia.

“Di solito” –spiega R.D. quando gli chiedo se queste iniziative possano spostare voti– “chi è convinto di una cosa difficilmente si fa influenzare da un troll: diciamo che fatte le debite proporzioni la vedo come un corteo, ci si diverte si fa casino e soprattutto si fa sentire la propria voce anche se probabilmente resterà inascoltata.”

Una battaglia virtuale che per R.D. è un’autentica missione: “Quando mi chiedono perché perdo tempo a litigare con quattro idioti su Internet, io rispondo che quei quattro idioti condizionano le scelte della politica. E poi vorrei chiarire una cosa: mi definisco troll in senso ironico, perché Grillo ci ha definito così. Ma quello che faccio non è paragonabile ai veri troll, ai gruppetti organizzati che invadono profili e pagine sgradite, gente che tranquillamente augura la morte, insulta violentemente, offende.” Il motivo principale per cui ho cominciato a trollare è per “combattere” contro il pensiero unico orwelliano del movimento. Almeno io la vedo così, già nel 2008 paragonavo i V-Day ai due minuti d’odio di 1984. Su Internet puoi trovare il canale (sito/blog) che ti dice quello che vuoi sentirti dire e che magari ti consiglia altri canali che ti dicono le stesse cose. Da qui il trollare diventa “invadere” quei canali portando un’opinione diversa: non che ritengo abbia chissà quale utilità pratica, ma il fatto ad esempio che Beppe puntualmente cancelli i commenti scomodi dal suo blog qualcosa vorrà dire.”

“E poi diciamolo pure” -conclude sorridendo- “con Berlusconi ci si era stufati: dopo 15 anni ci voleva una boccata d’aria fresca, Grillo ha resuscitato la voglia di satira e contestazione di molti di noi.” E questo, probabilmente, è l’unico merito che R.D. fra un trollata e l’altra è disposto a riconoscere all’ex comico.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter