Buona fame!Indignazioni prossime venture: dopo l’Invalsi, l’Ava

Dopo l'Invalsi, l'Ava. Preparatevi. Dopo gli strali, le contumelie, le invettive contro il test che in questi giorni è stato somministrato ai ragazzi delle scuole medie, la polemica formativa 2014...

Dopo l’Invalsi, l’Ava.

Preparatevi. Dopo gli strali, le contumelie, le invettive contro il test che in questi giorni è stato somministrato ai ragazzi delle scuole medie, la polemica formativa 2014 si chiamerà così, Ava, come la grande Gardner, l’interprete indimenticata de Il bacio di Venere o come il detersivo Miralanza che ha segnato una generazione di 50enni essendo legato a un carosello del Pulcino calimero che infatti ripeteva estasiato: “Ava come lava”.

Ava è infatti sta per AutoValuatzione periodica e Accreditamento, attività introdotta da un decreto ministeriale del gennaio scorso, in cui si fissavano le basi per l’accreditamento.

In pratica, adottando le indicazioni dell’Agenzia nazionale di valutazione dell’università e della ricerca-Anvur, il ministero ha stabilito il nuovo modus operandi dell’accreditamento: le università che dimostreranno di rispettare alcuni standard qualitativi potranno svolgere l’attività e ricevere finanziamenti. Sarà un’attività articolata: ci sarà un accreditamento iniziale e uno periodico, ci sarà una valutazione anch’essa periodica, ci sarà un ruolo per i nuclei di valutazione interni agli atenei e per apposite Commissioni di esperti della valutazione-Cev. Ma non è di questo che vogliamo parlare oggi.

Perché sull’Ava sta appunto montando la massa della contestazione. Non in maniera eclatante, ché le scadenze sono lontane, ma si scorgono gli elementi di quella che sarà una campagna di indignazione prossima ventura.

Intanto una sperimentazione avviata al suo interno, per accertare le competenze generaliste degli studenti universitari è stata accolta più o meno come la morte della libertà di insegnamento.

Non che si tratti del ghiribizzo dell’Anvur, è l’Europa, per l’esattezza Parlamento europeo e Consiglio d’Europa che lo raccomandano (qui). Chiedono agli stati membri di adottare il quadro europeo delle qualifiche e verificare che i contenuti dei vari percorsi formativi siano rispondenti agli obiettivi richiesti. Le lauree triennali rientrando nella qualifica sesta e prevedendo quest’ultima competenze di “critical thinking”, “problem solving” e “decision making”, ecco che l’Anvur ha avviato in una decina di atenei una sperimentazione al riguardo, con l’obiettivo di partire con la valutazione vera e propria dal 2014, se il test fosse positivo. E qui viene il bello, perché l’Anvur ha adottato un test genaralista americano il Collegiate Learning Assesment-Cla.

E cos’hanno scoperto, per esempio, gli studiosi di varie discipline che hanno dato vita al documentatissimo sito Roars.it, ovvero Return on Reserach? Che il test è stato messo in piedi da gente poco raccomandabile: è di proprietà del Council for aid in education- Cae che risulta finanziato per esempio dalla Carnegie Corporation, sì quei cattivoni padroni delle ferriere (anzi dell’acciaio) di cui a uno storico sciopero di fine ‘800.

Come se non bastasse a mettere i soldi ci sono anche le fondazioni Ford e Teagle (Exxon), industriali e petrolieri cioè. A capo del Council c’è pure un signore che ha guidato per anni la Rand Corporation il think tank che secondo Alternet, la bibbia di noglobal e ambientalisti americani, è stato responsabile anche della guerra del Vietnam

Ma aldilà di questi dettagli, linkati al testo con non-chalance, lo scoop è che in America qualcuno contesta l’appropriatezza del test.

Non basta: il CLA non è in grado di adempiere a nessuno degli obiettivi europei per il quale, seppur sperimentalmente, viene adottato. “La sua pericolosità”, scrivono gli studiosi, “sta però proprio nella sua pretesa di misurarlo (il pensiero critico, ndr), perché così facendo impone una sua particolarissima definizione di pensiero critico che, con la complicità dell’Ocse e del nostrano connubio gattovolpesco Anvur-Miur, spazza via d’incanto ogni dibattito e diventa lo standard di riferimento in base al quale impostare l’intera preparazione universitaria dei nostri studenti”.

Come sempre non è l’idea stessa della valutazione che si attacca, ché oggi sarebbe difficile sostenere, ma è il merito delle singole tecniche. Sono sbagliati i test Invalsi, sono pazzeschi i test Cla.

Il bello è che queste affermazioni possono anche essere vere, i test nello specifico potrebbero essere la peggior congerie di bestialità, ma il retropensiero che nascondono è che la valutazione è inaccettabile, nel migiore dei casi impossibile. E questo è un film che non vorremmo più vedere, neanche se ci recitasse la Gardner.

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