Il refrain che comincia a far proseliti anche in Italia è nell’auspicio di molti più di una promessa. Consumo di suolo zero, cioè stop all’edificazione. Arresto all’invasione provocata dalla realizzazione di nuove opere e, quindi, rigenerazione del patrimonio immobiliare dismesso. Un indistinto nel quale sono tipologie di edifici molto differenti tra loro. Dai capannoni industriali alle caserme. Dalle sedi di società alle rimesse dei mezzi comunali. Dai Mercati rionali alle scuole. Dagli ex caselli ferroviari ad un mulino. Il riutilizzo degli spazi in abbandono una necessità. Che quasi a sorpresa interessa anche un numero non esiguo di edifici di culto, naturalmente sconsacrati. Così da un lato lo spopolamento dei paesi e dall’altro la scristianizzazione della società alimentano un fenomeno non soltanto italiano. Nel Nord Europa il fenomeno è più vistoso. In Germania molte chiese sono diventate biblioteche, ma anche bar e ristoranti.
In Italia le chiese di proprietà ecclesiastica sono all’incirca 65 mila. Forse 70 mila. Un censimento attendibile ancora non esiste. Ma ci sta lavorando, con non poche difficoltà, l’architetto Laura Gavazzi. Il punto è che in non pochi casi esse risultano ormai irraggiungibili. In luoghi abbandonati. Nei quali, bene che vada si celebra messa una volta all’anno.
La scelta di disfarsi di alcune spetta al vescovo, con un decreto. Ma nei casi nei quali si tratta di un edificio di riconosciuto valore storico e artistico, interviene la Soprintendenza ai beni architettonici. Che ha diritto di prelazione nell’eventuale compravendita.
Una volta terminato l’iter le ex chiese finiscono sul mercato immobiliare. I prezzi oscillano tra le poche decine di migliaia di euro e il milione e mezzo. Mentre le possibilità di riconversione non hanno limiti. Teatri, biblioteche e sale conferenze. Ma anche uffici e laboratori. Enoteche e servizi commerciali.
Per certi versi un database di chiese sconsacrate è “La Messa è finita”, il titolo del lavoro fotografico di Andrea Di Martino, specializzato in fotografia d’architettura e in reportage. Una ricerca attraverso tutte le regioni d’Italia per documentare il recupero delle chiese sconsacrate e la diversità delle destinazioni d’uso. Per ogni chiesa, per un totale di 50, l’Autore ha realizzato un solo scatto. Stesso punto di vista, stessa inquadratura. Esempi? Montescaglioso, Matera, dove la secentesca chiesa di Santa Lucia, chiusa al culto nel 1971, ora ospita la Polisportiva Libertas. San Donato, a Barbaresco, Cuneo, dal 1986 sede della Enoteca Regionale. Santa Fede, a Genova, è dal 2005 sede dell’anagrafe del I Municipio. Santi Cosma e Damiano del Ponte di Ferro, a Bologna, è dal 2007 lo showroom del marchio Visionnaire. La Madonna della Neve, a Luisago, Como, è oggi l’autofficina Conti. San Rocco a Verduno, paesino delle langhe, nel cuneese, è diventata l’atelier del pittore Valerio Berruti.
Le chiese chiudono. Ma continuano ad essere difese anche dai non credenti, in nome del loro rilievo artistico. Ma rimane il degrado di molte. Un fenomeno in progressiva crescita, in evidente relazione con l’incapacità anche da parte della Chiesa di far fronte alle tante richieste di finanziamento. Edifici chiusi al culto ma che potrebbero essere riaperti e ripristinati. Non per ora.
La Chiesa che ripensa sé stessa, inizia da qualche anno anche ad interrogarsi sulla capacità degli spazi di culto esistenti di sorreggersi. Di non soccombere al di sotto di problemi terreni ma estremamente reali.
4 Giugno 2013