Abbiamo aspettato un po’, fiduciosi. Avendo i Corsera pubblicato, con grande evidenza, lunedì scorso, un’intervista al ministro del Lavoro tedesca, Ursula Gertrud von der Leyen (foto) ci attendevamo che un dibattito si aprisse. E invece niente.
Frau von der Leyen, 55 anni, nata in Belgio, medico, democristiana, sembra essere passata attraverso le rassegna stampa di quanti, a diverso titolo, si occupano di istruzione e di lavoro, o che facendo politica, si interessano di entrambi gli argomenti, senza colpo ferire. Sebbene dopo domani sarà lei a essere protagonista di un incontro multilaterale a Roma, dove Germania, Italia, Francia e Spagna si confronteranno sui problemi dell’occupazione.
Eppure, raccontando del sitema formativo, di Welfare tedesco, ha detto cose che dovrebbero interessarci non poco.
La prima e la più importante, a nostro avviso, riguarda il sistema duale che caratterizza la Germania, che la von der Leyen descrive con poche chiarissime parole – “è una combinazione di teoria e pratica: tre giorni alla settimana di training in azienda e due giorni in aula” – precisando come sia fattore di successo. Attualmente, la metà circa degli studenti in età da secondarie superiori sta in proprio nelle scuole professionali. Scuole che sono una cosa seria e non il binario morto per i nostri quasi drop-out, come spesso succede da noi, tan’è vero che, al termine, si può proseguire verso l’università.
La ministra ha richiamato anche altri elementi chiave del successo germanico.
L’alta occupazione femminile, giunta a quota 71% (grazie al fatto che 45 donne su 100 possano utilizzare il part-time). Una percentuale che potrebbe crescere, visto che, nel 2014, ogni bambino avrà il posto garantito negli asili nido.
E poi la ministra ha ricordato la lotta alla disoccupazione ma non come gonfalone da impugnare, come accade da noi, quanto per sottolineare che a chi resta senza lavoro viene data sì assistenza economica ma anche formazione. E sarà certo un caso che, quando, poco dopo l’unificazione, Berlino era il malato d’Europa, con 5 milioni di senza lavoro, ai disoccupati venissero dati solo sussidi e non nuove competenze.
Come anticipavamo, le parole della ministra hanno attraversato come una meteora il cielo della politica italiana dove peraltro, giorno non passa, che ricordiamo la crisi e i suoi drammi. Non che uscirne sia semplice questione di volontà. Non che le economie dei due Paesi siano esattamente sovrapponibili, ma certo quei temi – una scuola diversa e meno gentiliana, idee nuove per affrontare la disoccupazione, la conciliazione tempi di vita e professionali, un nuovo diritto del lavoro che non renda follia i contratti a tempo parziale – quei temi, dicevamo, sono le tappe obbligate della nostra ripresa. Un altro spread è possibile.
P.s. Per chi cercasse un’analisi seria sul sistema tedesco a livello post-secondario (cioè universitario), consigliamo di leggere Marco Leonardi e Lorenzo Cappellari, docenti milanesi di economia, in Statale il primo e in Cattolica il secondo, proprio su Linkiesta.