One Billion Rising è stata un’iniziativa bella e profondamente giusta. Qui c’è un video che spiega meglio di qualsiasi parola il senso dello scendere a ballare contro la violenza sulle donne.
Però. Però manca qualcosa. Anzi, manca qualcuno.
Mancano gli uomini.
Perché in questi ultimi mesi, o forse anni, certo, abbiamo alzato la mano, abbiamo tutti cominciato a parlare di più di femminicidio, di diritti delle donne, di violenza sulle donne, ma abbiamo, appunto, quasi sempre parlato solo di donne. Ed è giusto, perché sono le donne a essere vittime, e non sono numeri, sono storie, sono volti, cuori, menti. Ma non è solo un problema delle donne. Anzi. È un problema degli uomini.
È un problema loro riconoscere che alcuni sono violenti, che anche gli insospettabili, fra le mura domestiche, potrebbero trasformarsi in mostri, e che il minimo sospetto di avere un amico o un collega violento dovrebbe spingere a fare qualcosa, a parlare, a cambiare. È un problema loro capire che la donna non è un oggetto, che la violenza può essere anche verbale, e che bisogna cominciare da quella battuta sessista detta per ridere nello spogliatoio del calcetto, e dall’avere il coraggio di dire «Ehi, non fa ridere, e in più fa male» per cambiare la mentalità, e il futuro delle nostre figlie e dei nostri figli.
Jackson Katz nel suo speech a TED lo spiega benissimo. Svela un inganno verbale per spiegare perché l’attenzione va a finire tutta sulle donne e sul loro subire violenza:
John ha picchiato Mary
Mary è stata picchiata da John
Mary è stata picchiata
Mary è una donna che subisce violenze.
In pochissimi passaggi l’oggetto unico diventa Mary. John esce fuori, va via, come se non ci si dovesse concentrare su di lui. Come se non si dovesse fare nulla per cambiare gli uomini. Come se errori e responsabilità stessero tutte, sempre, sulle spalle delle donne.
Se avete 18 minuti, guardate il video. È illuminante.
E la prossima volta, non lasciateci ballare da sole.