Stamattina leggevo le parole del giornalista Daniele Chieffi con il suo articolo sulle Startup e quel che pensavo è:
Ma quanto ha ragione questo qui?!?!?!!!
In effetti è da tempo che provo a disquisire sul tema, anche con l’ultimo intervento riepilogativo del mese scorso, e la chiarezza sembra allontanarsi ogni giorno di più.
D’altro canto anche le domande che si pone la socia Acta Barbara Imbergamo sono perfettamente legittime, e in particolare il finale del suo articolo mi ricorda un’interessante infografica di Mashable di qualche mese fa dove si indicavano le motivazioni per le quali il 90% delle tech startup è destinata al fallimento.
Ma l’attenzione per molte startup (o meglio, per chi le aiuta a fare le proprie scelte più importanti) sembra ora si stia rivolgendo altrove: che siano i dipendenti pubblici la nuova feconda gallina dalle uova d’oro da riprogrammare come fossero un software dalle sembianze di esseri umani?
Idea senz’altro affascinante, modalità per provare a portarla a termine che non tengono invece conto degli innumerevoli fattori legati alla vita di queste persone – perchè questo sono, non ce lo dobbiamo mai scordare – che li fanno essere completamente differenti da una logica che fa riferimento allo Human Computing.
Quanto durerà tutto questo? Siamo al centro di una profonda fase di cambiamento strutturale, e anche se alcuni hanno piacere a dirvi il contrario, nessuno è in grado di prevedere cosa succederà.
Può però essere utile provare ad aderire ai premi che danno dei contributi a fondo perduto per provare a realizzare le proprie idee, come quello che scade domani per i residenti nel Lazio.
Qualcosa, seppure ancora piccolo, si inizia a muovere.