L’agente Mormora‘Tramontate stelle’, quella volta con Margherita

Non senza qualche imbarazzo, recupero un raccontino infimo di qualche tempo fa. A Cortina InConTra (la rassegna estiva che 'dava i titoli' ai giornali del giorno dopo), la Marga era ospite fissa e...

Non senza qualche imbarazzo, recupero un raccontino infimo di qualche tempo fa. A Cortina InConTra (la rassegna estiva che ‘dava i titoli’ ai giornali del giorno dopo), la Marga era ospite fissa e, dopo averla ascoltata, a noi dell’ufficio stampa veniva una gran voglia di trascorrere la notte sui pratoni ai piedi delle Dolomiti, per perderci e ritrovarci. Questo pezzo è vecchio di due estati, ma – a me pare – non sente il tempo.

Margherita Hack è la morosa che tutti vorrebbero avere, peccato che finora ci sia riuscito solo il buon Aldo che pare non abbia intenzione di mollarla e promette di seguirla in capo al mondo. Fate voi. Intanto ci prova Federico Taddia a insidiare l’astrofisica, portandola in giro per l’Italia a raccontare il concavo cielo a grandi e piccini. Lei sta al gioco e stupisce, al solito. Arriva fiera e corre a bordo di un bastone quasi inutile, la butta sul ridere. Sfotte il cameraman che prova testare la lucidità della nonnina, sgretola le sue certezze stellari frutto di una puntuale lettura dell’oroscopo di Paolo Fox. Aldo invece ha fretta, trova che la sua “Marga” sia piuttosto stanca e non vede l’ora di rincasare. Non la perde mai di vista e dà del lei a tutti, mentre chiede con insistenza a che ora chiuda la baracca. La Marga sa sorridere come poche donne e corregge il marito che vorrebbe svelare la sua età, ma si ferma all’ottava decina. Ci mette altri otto, e fa tombola. Proprio oggi l’hanno trasformata in un fumetto e fa capolino dalle pagine coloratissime di Topolino, anche lassù la interroga (da ignorante) il conduttore di Radio24 che i ventenni hanno seguito nei pomeriggi elementari sulle frequenze di Rai3. Andava in onda «Screensaver, il salva TV» e impediva a noialtri di fare i compiti, ci trasformava in critici cinematografici da poltroncina e ci svelava i trucchi della scatola magica. Siamo ad agosto e l’«astofisiha» non rinuncia ad offrire qualche dritta su come beccare quante più stelle cadenti possibili. Il trucco è questo: basta mettersi pancia all’aria su un gran prato al buio, lo si potrebbe fare anche a novembre, solo che c’è più freddo e non conviene. Poi ci sono i problemi generazionali e la rigidità accademica, non le si può chiedere di rinunciare al tecnicismo eppure Margherita è l’unica maestra in grado di apprestare un esperimento astronomico in quattro minuti con la complicità di due bimbetti, Silvia e Matteo che fanno da Sole e Luna, per raccontare alla borghesia di Cortina com’è che va il mondo. E soprattutto perché la Luna mostra alla Terra sempre la stessa faccia, questione delicatissima. Tanto complicata a significarsi per verba da incasinare l’esito di un concorso della giovane Marga, per l’assunzione in un ente toscano. Si ride di gusto in sala e l’aria fresca delle Dolomiti si sbottona e si surriscalda. Alla domanda “perché il cielo è azzurro?”, l’astrofisica risponde chiaro e tondo: «perché fa passare solo un certo tipo di luce. Come se fosse un vetro smerigliato. Tipo quelli che mettono nei cessi…». È genuina e sincera, la Hack, materna ed apprensiva. Una bomba di simpatia, la nonna meno rompicoglioni del mondo.

Federico oggi fa l’autore televisivo e allaga l’etere con la sua timida simpatia, è un giovane di quelli giovani per davvero. Ha scritto insieme alla scienziata toscana il volume “Perché le stelle non ci cadono in testa” con cui porta una materia tanto tosta sulle piazze più deliziose che ci siano. La Hack in questi anni ha smesso di fare la ricercatrice (si è buttata in politica con esiti nefasti, ohi!, più per testimonianza che per “poltronite”) e si è data alla divulgazione, che detto con un termine brutto vuol dire che ci spiega a noi testoni un sacco di cose megagalattiche. Per esempio: che la celebre Supernova scovata in mare aperto dal navigatore Magellano, non è che sia proprio una scoperta del nauta coraggioso: in realtà era brillata in cielo duecentomila anni prima. Se poi non vi è chiaro il concetto di universo: mettetevi comodi. In verità è molto più complicato di quanto pensiate. È sempre esistito, infinito nel tempo e nello spazio. Può dirti inoltre che è in continua espansione e che si è trasformato da un botto di milioni di anni a questa parte, per il resto tocca ancora lavorarci. Gioca coi paroloni difficili, tipo il caone e suo fratello l’anticaone, ed a Federico che non afferra il concetto promette di rimpiazzarlo con l’antiTaddia. Stuzzicata sui dilemmi da astronauta, ribadisce di non esser tanto convinta che lo spazio profumi di patatine fritte e ketchup, forse è tutta colpa dei suoi colleghi che, a forza di cibo liofilizzato, non sognavano altro che una bella cenetta da Mc Donald’s. Si fa maestra diligente e spiega perché su tante magliette in giro per il globo ci sia la scritta E uguale MC al quadro, imbizzarrendo i cavalli della curiosità che galoppano nelle menti degli astanti. Scende dalla cattedra e risponde alle domande del pubblico attempato eppure curiosissimo. Chiarisce che il pianeta più simile alla Terra è lontano venti anni luce da noi ci si mette un bel po’ a raggiungerlo lungo un orbita pazzesca, a un ragazzino puntuto spiega che le galassie sono figlie del caso. E non ricorre neppure all’immagine della pizza rotonda, come pure vorrebbe il buon Fede che di lei apprezza il saper essere generosa e paziente. Resta fino a tarda serata, quando Aldo starebbe per imboccare la via del ritorno. Firma autografi senza sosta e non lesina i sorrisi: chi sogna di scoprire nuovi pianeti, stasera potrebbe accontentarsi dei suoi occhi azzurri e vispissimi. Occhi che più lungimiranti non ce ne sono.

Occhi che nessuno scorderà: quanto sia lunatica questa serata ampezzana, lo sanno solo i bimbi stupefatti e le loro mamme che tirano un sospiro di sollievo. In pochi istanti, intere settimane di lezioni bigiate tornano ad essere fruttuose. Nessuno sonnecchia, in tanti sognano. Peccato ci sia un tetto, sulle nostre teste: preferiremmo un manto blu illuminato da luccichii sfavillanti. Chissà che le stelle non ci caschino addosso.

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