A seguito di una modifica introdotta oggi al Senato al dl “svuota-carceri” non si potrà più disporre la custodia cautelare in carcere per reati puniti con pena inferiore ai cinque anni (attualmente il limite è di tre anni e in base alla prima stesura della norma doveva essere aumentato a quattro). In questo modo rimangono esclusi, ad esempio, il reato di stalking,il finanziamento illecito ai partiti e la falsa testimonianza. È la conseguenza di un emendamento presentato dal gruppo Grandi autonomie e Libertà (un gruppo di 10 senatori di Pdl, Lega, Mpa e Grande Sud) e poi approvato a Palazzo Madama.
Ridurre il ricorso alla custodia cautelare in carcere è giusto e sacrosanto. Le nostre carceri sono sovraffollate anche a causa di un ricorso eccessivo a questa misura da parte dei giudici. Intervenire sul criterio generale e astratto (il limite di pena) per modificarla è altrettanto ragionevole e tuttavia non tiene conto della specificità di alcuni reati – in particolare lo stalking – nei quali l’esigenza di immediata tutela per la vittima è particolarmente intensa. Si può allora pensare ad un qualche provvedimento cautelare ad hoc per simili reati ma attenzione: il risvolto della medaglia è aumentare il rischio di trattenere in carcere persone innocenti. Sarà necessario per il legislatore usare prudenza e sottigliezza, non cedere alle solite ragioni propagandistiche.