La strage delle donne non si ferma. Anzi aumenta ogni giorno di più, dal momento che le cronache di ieri e di oggi sono “insanguinate” ancora da altre due morti di donne e madri cadute sotto i fendenti dei loro compagni. Ieri teatro di morte è stata Massa Carrara. Oggi il Salento. Ma non sono che le ultime perché in questi 6 mesi sono state 81 le donne uccise. E nessuno sembra raccogliere seriamente quella che ormai è un’emergenza femminicidio. Termine che, cacofonico o meno, mi riferisco al dibattito sul Corriere della Sera su chi è d’accordo o meno nell’utilizzare questo termine…ma sarà davvero interessante tutto ciò.. sempre di omicidio di donne si tratta.
Vi avevamo già avvisato dello sciopero delle donne. Qualcosa, se la politica non si muove, bisognerà pur fare, avevano detto Barbara Romagnoli, Adriana Terzo e da Tiziana Dal Pra, lanciando il 14 giugno scorso uno sciopero a cui intanto i consensi e le adesioni sono arrivati a migliaia e non solo di donne.
E in questi giorni è arrivato quello della Cgil, con Susanna Camusso e direttivo in testa.
Lo sciopero serve a “fare qualcosa per smuovere la coscienza di questo paese”, dicono le promotrici. E tante le risposte con idee e i suggerimenti arrivati nella loro casella di posta su come e quando fare questo gesto simbolico.
E ora c’è anche un data, ed è il 25 Novembre. Non poteva esserci una scelta più giusta, dal momento che l’Onu ha proclamato questo giorno, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Una data storica, scelta dal movimento internazionale delle donne latino-americane nel 1981 a Bogotà in onore delle tre sorelle Mirabal, attiviste della Repubblica Dominicana, assassinate il 25 novembre 1961 perché si opponevano al regime dittatoriale del loro paese.
Per quanto riguarda le modalità, lo sciopero si articolerà su queste tre azioni congiunte o su una di esse:
– Lenzuola o pezzi di stoffa rosse esposte sui balconi o sulle finestre.
– 15 minuti di silenzio, in piedi, interrompendo qualunque attività di lavoro si stia svolgendo
– Manifestazioni territoriali di piazza organizzate localmente anche con eventuale corteo.
“ L’idea – affermano le organizzatrici- è di stare dentro il 25 novembre – che quest’anno cadrà di lunedì – in un modo completamente diverso dal solito. Diciamo in un modo più militante, attivo e visibile”. Quindi come scioperanti? “Sì, come scioperanti. Perché riteniamo che lo sciopero sia una forma di protesta altamente sociale e politica di autotutela e che ha l’obiettivo di esercitare pressioni sulla “controparte”. Noi riteniamo, infatti, che le donne non debbano più essere uccise, maltrattate, offese perché libere e padrone della loro vita, né in Italia né altrove, e che occorrano azioni forti e congiunte, come questo “sciopero” che parla non solo di violenza sulle donne e non solo delle nostre sempre più precarie condizioni di lavoro, ma pone il legame tra le due cose”.
La macchina organizzativa è partita, dunque. Ma non è che l’inizio. Tutti ancora possono contribuire a dare indicazioni e suggerimenti su cosa fare in questa giornata di fine novembre.
“Noi ci saremo anche durante il mese di agosto – dicono Barbara, Adriana e Tiziana, – perché stiamo lavorando a un logo e avviando un sito. Verrà stampata anche una maglietta. Si prevedono anche tanti flash-mob e sit-in locali con foto e video da girare e mettere in rete durante quella giornata. Per ora questo non è che il punto a un mese e mezzo dal lancio dell’iniziativa”.
Appuntamento per tutti a settembre comunque con un grande incontro collettivo.