Ferrara è una città abituata a convivere con le difficoltà, con eventi che hanno inciso anche sulla sua fisionomia. Dall’età longobarda al terremoto del 2012, passando alle guerre della seconda metà del Duecento e la prima metà del secolo successivo. Il centro, patrimonio mondiale dell’umanità dal 1995, nonostante i gravi danneggiamenti agli edifici pubblici, al patrimonio artistico e religioso, agli edifici scolastici, all’università e all’ospedale, non ha abbandonato l’idea di non lasciare indietro quegli spazi costruiti, da tempo inutilizzati. Insomma l’emergenza non ha distolto dal tentativo di rigenerare i luoghi vuoti, non più utilizzati. Come accaduto all’ex Caserma dei Vigili del Fuoco, vicina al centro e alla stazione. Un immobile, segnalato dalla torretta dei pompieri, che si estende su circa 4800 metri quadrati con un volume di poco superiore ai 9300 metri cubi. Da anni dismesso. Divenuto una specie di deposito-discarica per gli arredi che le scuole non usavano più. Mentre il grande cortile rettangolare era stato progressivamente coperto da ogni genere di rifiuti. Incuria e quindi degrado. Al punto che la Provincia, proprietaria della struttura, nel 2011 aveva anche tentato di venderla, in attuazione del Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari. Inutilmente, considerato che nessuno ha voluto spendere i 3,5 milioni di euro, stabiliti come base d’asta. Sembrava la solita storia. Quella di un edificio del quale non ci si riesce a disfare. Ed invece ecco la chance. Quasi improvvisamente. L’associazione non profit Grisù, composta da 10 professionisti di diversi settori che vivono tra l’Emilia Romagna e l’estero e prestano lavoro in modo del tutto volontario, chiede ed ottiene quello spazio. In comodato d’uso gratuito per un minimo di cinque anni, rinnovabili. Con il sostegno di partner che offrono sponsor tecnici, tra cui la Banca di Romagna e Caricento, Unipol e Ascom, ma senza alcun finanziamento pubblico. Nasce così Spazio Grisù (www.spaziogrisu.org), un progetto spontaneo, un nuovo centro, incubatore di economie innovative e creative. I lavori sono tutt’altro che terminati. Come ancora “in corso” è la definizione delle imprese selezionate. Ad oggi 18 tra le oltre 50 individuate. C’è chi lavora sulla realtà aumentata e sulla prototipazione 3D, ci sono architetti che producono mobili trasformabili e design sostenibile. Si produce un magazine culturale, ha aperto i suoi spazi una casa editrice di fumetti e audio-libri, ci si occupa di web tv e di progettazione d’imbarcazioni elettriche ed ecologiche.
Informatici in cassa integrazione, imprenditori, fisici che insieme a musicisti ed economisti hanno deciso di cambiare vita, “biciclai” e molto altro. Lo Spazio Grisù un caso esemplare. Tanto da essere stato studiato in sette tesi di laurea. Da attirare l’interesse di molti. Oltre che della stessa Provincia che ha deciso di togliere l’immobile dall’elenco dei beni alienabili, per supportare ulteriormente il progetto.
Ormai la Factory della cultura e della creatività, la prima dell’Emilia Romagna, è una realtà. La formula semplice ma efficace. Gli spazi in cui si insediano le attività vengono assegnati in uso gratuito e temporaneo alle imprese creative meritevoli, attraverso application form, sulla base della qualità dei progetti presentati. Elemento non trascurabile quello che ogni assegnatario dovrà dare conto periodicamente del suo operato.
Non è la prima volta che una caserma dismessa viene recuperata, ma il caso di Ferrara sembra unico nel panorama italiano. In pochi mesi l’edificio a cortina laterizia, dai grandi portoni che si affacciano sul cortile, ha cambiato look e si è ripopolato. Un’architettura quasi inutile riacquista una sua dignità, tornando ad essere parte della città. Gli spazi a lungo dell’abbandono divengono il luogo nel quale inventare lavoro. Con l’idea che l’occupazione di uno diventi quella di tutti. La rigenerazione urbana pienamente compiuta a Ferrara da dove l’Europa dei grandi recuperi sembra davvero un po’ meno lontana.
7 Luglio 2013