Il precario – riflessioni in cerca di editoreI banchi del mutuo soccorso

Ieri in parlamento si è vissuta una giornata in cui il delirio collettivo della maggioranza dei presenti ha avuto il sopravvento sul raziocinio più elementare. Sospendere infatti i lavori parlament...

Ieri in parlamento si è vissuta una giornata in cui il delirio collettivo della maggioranza dei presenti ha avuto il sopravvento sul raziocinio più elementare. Sospendere infatti i lavori parlamentari per accontentare i diktat del PDL è stato indecoroso, indegno e ha messo in luce la pochezza di un parlamento approssimativo ormai confermatosi covo di burattini prezzolati al soldo del cavaliere di Arcore.
Non che questo stop produrrà indelebili rallentamenti nel Paese visto che in parlamento non si ammazzano certo di lavoro, ma il problema è politico. Ed è un problema grave.
Il PDL propone di sospendere per 3 giorni i lavori parlamentari in segno di protesta contro la decisione della Cassazione di anticipare al 30 luglio la decisione sul processo Mediaset. Dal canto suo il PD, in nome di quella pacificazione tanto esecrabile quanto inutile, accoglie il diktat, abbassando però lo stop dai 3 giorni richiesti ad uno solo. Ovvia conseguenza di ciò, l’ennesima spaccatura all’interno del PD, ormai divenuto un fragile castello di carte (truccate) pronto a sfasciarsi al minimo flebile soffio di vento.
Ormai PD e PDL sono diventati lo stesso partito (la nuova Forza Italia tanto agognata da Berlusconi): si coprono a vicenda come buoni compagni di banco, si suggeriscono le risposte durante l’interrogazione di latino o il compito in classe di matematica. Sono due di famiglia, due gemelli omozigoti uguali non solo nell’aspetto ma profondamente simili anche nel carattere. Ci si è sempre lamentati dei tempi lunghi della giustizia italiana e adesso si parla di “tempistica sospetta”. Ma non bisognava riformare la giustizia proprio per sopperire alle lunghe tempistiche dei procedimenti? Come mai proprio adesso che si vuole evitare di far cadere in prescrizione il processo che vede imputato Berlusconi si dice tutto e il contrario di tutto? Sospetta al massimo sarà questa presa di posizione, visto che in un Paese più o meno normale assicurare un balordo alla giustizia dovrebbe essere lo scopo prioritario.
Dal canto loro le opposizioni (M5S e SEL) insorgono; al vetriolo le parole pronunciate in aula dal senatore 5 Stelle Vito Crimi: “Il Parlamento viene espropriato a causa di una persona, dell’eterno assente dal Parlamento. Ci chiediamo che cosa ci sta a fare a palazzo Madama un senatore che non è mai presente”.
Indignati i Grillini protestano: prima in aula togliendosi simbolicamente la giacca e la cravatta e successivamente in piazza Montecitorio.
Tutto questo accadeva mentre il loro leader, Beppe Grillo, era al Colle per discutere con Napolitano della reale situazione del Paese e della possibilità di andare a nuove elezioni, mentre l’odiata Standard & Poor’s declassava l’Italia perché il lavoro costa troppo.
L’unico aspetto “normale” della giornata di ieri sono state le dichiarazioni rilasciate da Berlusconi che, dal canto suo, afferma con forza che il governo delle larghe intese non è in pericolo: figuriamoci, è il suo esercito più fedele e temerario. Crocerossine pronte a sacrificare la propria vita pur di leccargli le ferite.

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