Ha destato non poco scalpore, negli ultimi giorni, il nuovo caso legato ad Anthony Weiner. L’ex deputato democratico del distretto di New York, che si dimise dal Congresso americano nel 2011 per uno scandalo a sfondo sessuale, era riuscito, negli ultimi tempi, a ottenere la proverbiale “seconda chance” del Sogno Americano, ritornando alla ribalta, e presentando la sua candidatura per la carica di Sindaco di NYC alle prossime elezioni amministrative. Era l’ennesima sceneggiatura perfetta per la trama di un film hollywoodiano, di quelli che commuovono gli spettatori, una nuova storia tutta a stelle e strisce di redenzione e di perdono, di risalita dopo la caduta. Una rovina vertiginosa, la sua, dovuta all’insolita passione per il cosiddetto “sexting” (gioco di parole tra “sex”, sesso, e “texting”, inviare sms), ovvero l’invio di messaggi a sfondo erotico dal proprio telefono cellulare, che gli costò la gogna mediatica prima e la cascata nel dimenticatoio dopo. Un periodo buio che Weiner sembrava essersi messo alle spalle, una volta per tutte. “Il ritorno dei peccatori pentiti. Quando l’America sa perdonare”, titolava giusto ieri il Corriere della Sera, con un articolo a tutta pagina firmato dall’inviato negli Usa Massimo Gaggi, che raccontava le vicende di Weiner, appunto, del fedifrago Eliot Spitzer (anch’egli candidato Sindaco di New York City), e di Mark Sanford, ex governatore repubblicano del South Carolina divenuto – suo malgrado – celebre per la sua fuga con l’amante, eletto alla Camera dei Rappresentanti lo scorso maggio. Proprio nelle ore in cui stava andando in stampa la copia del giornale, dall’altra parte dell’Atlantico stava divampando un nuovo scandalo.
Ebbene sì, come riportato dai media d’America, dopo la rivelazione del sito di gossip “the Dirty”, pare che Anthony Weiner ci sia cascato di nuovo. E ancora una volta con il “sexting” – ma allora è un vizio – questa volta, però, presumibilmente sotto le mentite spoglie di “Carlos Danger”. Un nick name che, peraltro, ha dello strepitoso, perfetto per un film pulp anni in stile ’70, per una pellicola della serie “Shaft” o frutto del folle genio di Quentin Tarantino, ma anche l’ideale per il nome di un artista hip-hop con la specializzazione del gangsta rap. In realtà, come avrebbe poi candidamente spiegato lo stesso Weiner in una conferenza stampa, la controversa questione del “sexting” sarebbe stata conseguente alle sue dimissioni, come peraltro da lui già evidenziato in precedenza. “Ho già detto che altri sms e altre foto sarebbero probabilmente uscite allo scoperto, e oggi è successo”, ha affermato piuttosto candidamente il candidato senza scomporsi, aggiungendo di non avere alcuna intenzione di abbandonare la corsa per la carica di primo cittadino newyorkese. Ciò ha un po’ smorzato i toni della vicenda, ma non ha in alcun modo messo a tacere, né ridotto, la grande attenzione rivolta dai media alla notizia.
La stampa statunitense continua a scrivere riguardo al nuovo scandaletto (o meglio, al ritorno dello stesso), il cosiddetto “hype” continua, i comici delle trasmissioni late-night ci vanno a nozze e c’è anche chi, con ironia, ci ricama sopra: è il caso di Slate, strepitoso e sagace magazine online creato nel lontano 1996 dall’ex editor di The New Republic Michael Kinsley, di proprietà della Washington Post Company. Il quale, a seguito dell’ondata mediatica conseguente alle nuove rivelazioni, oltre alla solita dose di commenti, editoriali e articoli vari, ha reso disponibile sulle proprie pagine online anche il geniale “The Carlos Danger Name Generator“, ovvero “Il Generatore di Nomi Carlos Danger”. Evidentemente stregati anche loro dal nome “Carlos Danger” – troppo cool per essere vero – hanno dato vita a una vera e propria applicazione (widget, per l’esattezza) che permette, inserendo il proprio nome e cognome, di ricevere un nome nuovo di zecca, sulla falsariga di Carlos Danger. “Volete un fantastico soprannome online come Carlos Danger? Siete fortunati”, ha scritto Chris Kirk sulla pagina. “Digitate il vostro nome e cognome nei campi qui sotto e cliccate su ‘Get My Name’ per trovare il vostro personale pseudonimo”.
La cosa sta funzionando a meraviglia. Un generatore di spassosissimi soprannomi. Qualche esempio? Il Presidente Barack Obama è “Omar Scourge”. Il suo predecessore George W. Bush diventa “Paco Clandestine”. Bob Dylan, giusto per cambiare genere, si trasforma in “Mario Violence”. Sembra il cast di un capolavoro della cinematografia dei b-movie. E funziona anche con gli italiani. Silvio Berlusconi è Armando Verboten. Enrico Letta? Fernando Smash. Beppe Grillo, Cesar Menace, quasi appropriato. Si può andare avanti all’infinito, e non ci si annoia mai. E, ovviamente, non si può nemmeno tentare di mettere in scacco il widget, perché digitando “Anthony Weiner”, il risultato è proprio Carlos Danger (il solo e unico, si direbbe). Dopo l’esordio del 23 luglio, una miriade di utenti ha preso d’assalto il sito e usufruito del divertente passatempo, che ha spopolato anche sui social network, con 40 mila “mi piace” e oltre 10 mila condivisioni su Facebook, più 7342 condivisioni su Twitter al momento di scrivere. Una risposta massiccia che deve aver preso alla sprovvista lo stesso staff di Slate, dovuto correre ai ripari con un aggiornamento nelle ore successive, volto a “aumentare la variabilità dei nomi”. Evidentemente, non ce n’erano abbastanza. E probabilmente, andando avanti così, ne serviranno altri. Firmato Silvestre Dynamite.