Diario lirico vienneseIntervista ad Elisabeth Kulman

Vienna È domenica mattina, oggi mi sono svegliata presto, alle 7. Ho visto che sulla pagina facebook di Elisabeth Kulman c’era un video che non conoscevo ancora, ho schiacciato su play e per 45 min...

Vienna

È domenica mattina, oggi mi sono svegliata presto, alle 7.
Ho visto che sulla pagina facebook di Elisabeth Kulman c’era un video che non conoscevo ancora, ho schiacciato su play e per 45 minuti ho ascoltato l’intervista.

La cantante sta provando da settimane a Salisburgo per la prima del Falstaff che si terrà il 29 luglio. Tra una prova e l’altra è stata invitata alla trasmissione “Kulturwerk” per parlare di Verdi e Wagner che saranno al centro dei Salzburger Festspiele, della sua vita da artista e della “Revolution der Künstler” (rivoluzione degli artisti).
L’intervista inizia con una domanda d’obbligo; la giornalista Barbara Rett che conosce la Kulman da dieci anni e l’ha sempre vista con una chioma di capelli che la distingueva, le chiede come mai abbia deciso di tagliare tutto. La cantante risponde che di solito un taglio così drastico viene fatto o ai bambini per comodità o alle donne quando vogliono cambiare qualcosa nella loro vita legandolo spesso a delle storie sentimentali arrivate ad un bivio. Per la cantante non si tratta né di bambini né di uomini, ma di una rivoluzione, forse dice, legata alla rivoluzione degli artisti che appoggia e porta avanti ormai da mesi.
Prima di parlare di questo però ricorda a tutti di essere in primo luogo una cantante ed è per questo motivo che l’intervista prosegue con domande sull’opera, su Salisburgo e sui compositori che saranno al centro del festival quest’anno, appunto Verdi e Wagner.
Le prove procedono bene spiega, i cantanti stanno sul palco di media sei ore al giorno! Tra tecnici, pittori, scultori, musicisti e cantanti il team è al completo ed in pieno fervore. Tutti sono pronti a creare un nuovo Falstaff, le novità partono proprio da lei e dal personaggio che interpreta.
Interpreterà Mrs Quickly. Di solito l’interprete è una signora di una certa età piuttosto in carne, spiega Elisabeth Kulman, questa volta hanno scelto lei: una giovane donna dal fisico asciutto. In realtà nell’ opera scritta da Shakespeare non viene fatto riferimento né all’età né al fisico di Mrs Quickly, per questo è un costume che può benissimo essere cambiato.
L’altro grande protagonista del festival di Salisburgo è Wagner. La Kulman spiega che prova allo stesso tempo attrazione e repulsione per questo grande compositore. Ha sicuramente rivoluzionato l’opera e ha scritto ruoli che per la sua voce sono perfetti, lo venera artisticamente dice, ma come persona non le è mai piaciuto.
Nell’intervista con Barbara Rett si parla anche della crisi come un’opportunità. La cantante ha infatti vissuto due momenti di forte buio. Il primo nel 2004 quando ha dovuto abbandonare i ruoli da principessa e accogliere quelli da uomo e strega. Nove anni fa infatti, benchè avesse cantato fino a quel momento da soprano, concludendo anche gli studi con lode, ha dovuto salutare quella voce, e prendere atto di non essere un soprano, ma un mezzo. All’inizio voleva addirittura abbandonare perché se cantare voleva dire non farlo da protagonista, allora era meglio non cantare affatto. La grande passione per il palcoscenico e per la musica però hanno avuto la meglio e hanno portato Elisabeth Kulman ad esplorare tutto il mondo dei toni bassi e caldi che le risultava finalmente così naturale e sul quale quindi poteva giocare molto di più artisticamente. Probabilmente come soprano non avrebbe fatto carriera e oggi come mezzo e conosciuta in tutto il mondo.
Un punto fondamentale di tutta l’intervista è poi proprio il movimento che la cantante porta avanti con così tanto impegno: la rivoluzione degli artisti.
Barbara Rett chiede alla cantante di spiegare esattamente cosa si intende con questa definizione. La Kulman spiega che vuole dare voce a tutti i professionisti e artisti che non vengono presi in considerazione come dovrebbero, a tutti i musicisti e cantanti sottopagati per il lavoro che fanno e la dedizione che ci mettono. Un punto fondamentale è proprio anche il festival di Salisburgo, è uno dei, se non il festival più importante al mondo d’Opera e nonostante ciò non paga le prove agli artisti che, anzi, si devono pagare una casa o un hotel dove stare per tutto il soggiorno. Settimane di prove non pagate secondo la cantante non sono un bell’esempio da dare a tutti i festival minori che hanno per di più meno possibilità economiche.
In più quello che preme all’artista è il fatto che quasi tutti i musicisti o cantanti che non riescono a diventare delle stelle sono sottopagati. La giornalista allora interrompe la cantante e le chiede:” perché non protestare anche per le cassiere o i bidelli o gli spazzini? Anche loro sono sottopagati.” Elisabeth Kulman dice che quello che va tutelato è l’anima di un artista, è la dedizione che ci mette da quando è piccolo a studiare lo strumento che suona o studiare le arie che canta, da tutelare è la voglia di darsi al pubblico e la voglia di brillare. Da tutelare è la luce dell’artista. Per essere musicisti professionisti ci vuole una dedizione immensa fino dai primi anni di vita che non ci vuole per gli altri mestieri sottopagati. Secondo la Kulman è un peccato grave non tutelare e proteggere qualcosa che è importante per la comunità e quel qualcosa è l’anima artistica.
Ovviamente è un punto molto delicato, poi per me forse ancora di più. Mi sento molto coinvolta perché faccio un po’ entrambe le cose. Canto, anche se sicuramente non posso paragonare la mia dedizione a quella di un violinista o pianista professionista, e servo ai tavoli anche questo non è esattamente come stare dietro alla cassa di un supermercato, ma è sicuramente un lavoro per il quale non è necessario uno studio intenso di anni.
Perché faccio la cameriera? Forse proprio perché riuscire a guadagnarsi da vivere cantando è estremamente difficile persino per i professionisti, perché come dice la Kulman il canto o suonare uno strumento è visto un po’ come un hobby dalla maggior parte delle persone. Il problema è che molte persone sono costrette a farlo diventare un hobby appunto per il troppo poco sostegno.
Parlando di questo mi viene in mente una chiacchierata che ho avuto con un giovane regista italiano che abita ormai da anni qui a Vienna. Secondo lui Vienna oggi è la Parigi dell’800, è una città pazza dove i camerieri, i guardarobieri i cassieri e i baristi sono gli artisti che aspettano di poter fiorire.

Buona notte,
alla prossima volta.

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