Cinque motivi per spiegare perché siamo così affascinati dal Papa.
1) Perché avevamo bisogno di un punto di riferimento;
“Dio è morto, Marx è morto e anche io non mi sento tanto bene!” è una vecchia battuta di Woody Allen. Indica la morte di ogni certezza che ha attraversato la società moderna. Dovevamo essere liberi ma la morte degli ideali ci ha reso solo più fragili. Non abbiamo più una mappa per orientarsi nel labirinto della vita, non abbiamo più una candela che ci illumini nella notte. Anche la Chiesa, negli ultimi tempi, si è mostrata decisamente inadeguata a ricoprire questo ruolo che pure gli spetterebbe per costituzione. La folla che è accorsa in Piazza San Pietro la sera della fumata bianca è corsa proprio questo desiderio intimo, inseguendo questa nostalgia: aspettando che da quella loggia tornasse a benedirla un pastore, un uomo capace di dire parole buone, un punto di riferimento, qualcuno che sappia ridare speranza ad un mondo disperato (non a caso etimologicamente speranza e disperazione sono gli esatti opposti). Bergoglio, nei primi mesi di pontificato, ha saputo dare questa risposta. Nessun essere pensante sulla Terra è riuscito a restare indifferente alla sua figura. Anche chi odia la Chiesa è rimasto spiazzato. Il mondo anticlericale appare spaccato in due: fra chi lo ammira “nonostante sia un Papa” e chi lo ritiene un falso, tutto fumo e niente arrosto. Ma anche questa seconda posizione, di fatto, ammette la portata innovativa introdotta da Papa Francesco.
2) Perché non ha paura del mondo;
C’è una costante che ritorna nelle omelie e nei discorsi: il concetto di periferia. Periferia esistenziale e periferia geografica. Non aver paura di incontrare il mondo, di incontrare l’altro, di conoscerlo, di confrontarsi con lui. Non aver paura del malato, del diverso, degli emarginati, degli esclusi. Non temere di sbagliare perché meglio sbagliare facendo che non far nulla.
3) Perché sa scandalizzare senza offendere;
Anche Papa Francesco è uno scandalo. È uno scandalo per i tradizionalisti che non gli perdonano i suoi metodi. È uno scandalo per chi considera la Chiesa una fortezza assediata circondata da demoni perduti per sempre: un Papa così amato, un Papa che piace anche ai molti che sono lontani dalle chiese, dimostra che è possibile predicare il Vangelo a tutti e mette in crisi chi sostiene il contrario. È uno scandalo per alcuni preti e alcune suore che mal sopportano l’idea di essere richiamati alla coerenza. È uno scandalo per i vari Magdi Allam che volevano mettere alla guida di nuove Crociate e si ritrovano un Papa che a Lampedusa fa gli auguri agli islamici per il Ramadam. È uno scandalo per i benpensanti, per i razzisti, per i buonisti, per chi ha trasformato le parrocchie in feudi, per chi chiedeva voti e consensi in cambio di privilegi al clero (Papa Francesco non mai fatto un’ingerenza politica fino ad ora). Il Papa scandalizza senza essere né politicamente corretto né offensivo.
4) Perché non esclude e non condanna;
Misericordia e tenerezza sono forse le parole più usate dal Papa. Un Papa che non giudica e non condanna ma piuttosto esorta tutti a migliorarsi. La grandezza degli uomini non si vede dal loro esiguo numero di errori ma dalla capacità di rialzarsi. Questo Papa non lancia quasi mai anatemi e condanne, non è ossessionato dalla tematiche sessuali (tema invece onnipresente nelle encicliche e nei messaggi del suo predecessore; Bergoglio ha nominato i gay, soltanto quando ha citato la famosa loggia in Vaticano) anche se probabilmente non introdurrà cambiamenti in questo senso. Il Papa finora ha preferito mettere in guardia gli uomini dalla tentazione del denaro, del successo, dell’egoismo, come un voler ribadire ciò che davvero rovina l’umanità. C’è posto per tutti nella Chiesa di Francesco, c’è posto per gli ultimi, c’è posto per i malati, c’è posto per gli emarginati, c’è posto anche per Benedetto XVI. Secondo le logiche di chi insegue la popolarità, a Bergoglio sarebbe convenuto mettere da parte il suo discusso predecessore. Invece Francesco ha accettato di sottoscrivere la sua ultima enciclica, lo ha spesso abbracciato pubblicato, ha pregato con lui, lo ha difeso e protetto. Anche perché Ratzinger ha pagato un prezzo altissimo, portando la croce di errori altrui.
5) Perché da’ il buon esempio;
La semplicità è un arte e di quest’arte Bergoglio è un maestro. Non è facile essere semplici. Il rischio di apparire semplicistici, cafoni, stucchevoli, falsi è enorme. La semplicità è autentica se viene dal cuore. Bergoglio non predica la semplicità, la pratica e praticandola costringe la Chiesa e non solo ad adeguarsi. Raccontano che da quando è stato eletto, non si vede più in Vaticano un monsignore con la auto blu. Francesco piace perché è semplice. Guarda all’essenziale, a ciò che è davvero importante. Niente crocifissi d’oro, niente quarantaquattro scarpe rosse (sostituite con ortopediche e comode scarponi neri) niente appartamento pontificio perché un Papa può vivere anche in un albergo, a costante memoria che la vita è un viaggio. Addio ai paraventi solenni, addio alle stoffe ricercate, addio alle auto di lusso, addio alle papa-mobili, addio all’esaltazione personalistica del Papa, addio ai concerti in Suo Onore, addio ai titoli solenni e (forse) addio alle banche vaticane. Dà il buon esempio togliendo ogni scusa o giustificazione: e non solo ai preti o ai vescovi ma a ciascuno di noi.