Nella vicenda “Pompei” al peggio non c’è più limite. Scrive Linkiesta il 28 luglio “Doveva essere una serata dalla forte impronta civile, invece si è risolta nel solito italico malcostume che sembra lasciare questo paese senza speranza. Brevemente la cronaca. L’altra l’attore napoletano Alessandro Siani decide di tenere una tappa del suo spettacolo dentro il sito archeologico di Pompei: una scelta di forte impatto con cui accendere una luce sullo stato di degrado in cui versa una delle meraviglie archeologiche d’Italia e devolvere ventimila euro per pagare gli stipendi arretrati. L’idea piace e nelle settimane passate viene parecchio reclamizzata. Arrivati all’appuntamento di venerdì sera succede però il patatrac. Nello spazio dello spettacolo ricavato tra l’Anfiteatro e la Palestra si accalca una grande folla: abusivi e imbucati si mescolano ai paganti, addirittura c’è chi stacca la numerazione sulle poltroncine in modo da potersi sedere “a sbafo” senza che i legittimi “titolari” possano accampare diritti. In breve tempo la situazione degenera, rissa e parapiglia, costringendo Siani ad uscire sul palco e sospendere lo spettacolo. Chi aveva acquistato regolare biglietto potrà avere indietro i soldi oppure assistere a dicembre ad un altro spettacolo che l’attore campano farà a Napoli. A sua volta lo stesso Siani verserà comunque, a titolo personale, i famosi ventimila euro promessi”.
Bisogna agire non possiamo più far finta di nulla, bisogna mettere al centro dell’attenzione i beni ambientali, culturali ed il turismo. In Italia c’è una disattenzione straordinaria al nostro patrimonio culturale. Abbiamo ereditato così tanta bellezza che ci sembra naturale esserne circondati senza aver bisogno, in fondo, di curarcene. Siamo dei rentier che pensano di poter usare e godere di un eredità fantastica, per sempre e senza bisogno di occuparsi di nulla. Errore fatale perché la nostra storia, il nostro paesaggio, le nostre città sono un asset che nessun paese al mondo potrà mai imitare, certo, ma che possiamo perdere per ignavia; la nostra. Dobbiamo agire con una terapia shock per tempi eccezionali e fare leva sulla valorizzazione del terzo settore, cioè su quelle istituzioni che nel sistema economico si collocano tra Stato e il mercato. Le esperienze di successo nel campo delle “onlus” in molti paesi occidentali sono tantissime e per fortuna in Italia la “Big Society” fa già parte del nostro modo di vedere e pensare, non dobbiamo inventarci nulla.
Lancio una proposta concreta. Facciamo come il Regno Unito che nel 1994 sotto il Governo di John Major istituì una lotteria nazionale per finanziarie un fondo, The Heritage Lottery Fund, che da allora finanzia progetti in campo sociale e culturale. In poco meno di 20 anni questo fondo – amministrato da 15 trustee nominati dal primo ministro – ha gestito – delegando sul territorio e tenendo per sé solo il controllo – più di 35.000 progetti avendo a disposizione circa 8 miliardi di euro. In Italia, come primo passo, istituiamo una lotteria “Save Pompei”. Con il ricavato si potrebbe realizzare un grande piano di recupero di Pompei (ed Ercolano), il cui stato attuale è una documentata vergogna internazionale.
Per essere innovativi ed efficienti fino in fondo, anche sul lato della gestione del progetto, si potrebbe pensare ad un bando aperto a chi nel terzo settore fosse specializzato nella conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico come, ad esempio, il FAI (Fondo Ambiente Italiano) se stessimo alle sole esperienze italiane. Per tornare a crescere usiamo la cultura ed il nostro patrimonio artistico, ma con risorse e strutture private senza nuove tasse e burocrazie ma valorizzando, nella Società, quello che già c’è ed ha dimostrato di funzionare bene.
Twitter @actavecchio