A piedi nudiVogliono uccidere il sogno di Emanuele,il bio-contadino

Anche Fiorella Mannoia ha espresso la sua solidarietà a Emanuele. Lo ha fatto su Facebook dove da qualche tempo i contatti, gli attestati di stima e amicizia a Emanuele Feltri sono esponenzialmente...

Anche Fiorella Mannoia ha espresso la sua solidarietà a Emanuele. Lo ha fatto su Facebook dove da qualche tempo i contatti, gli attestati di stima e amicizia a Emanuele Feltri sono esponenzialmente aumentati. Come sono aumentate le minacce. In tanti però lo incoraggiano a non mollare. Anche se non mancano i buoni consigli ad andarsene da lì, dalla Valle del Simeto per ricostruire la sua vita altrove. Ma andiamo con ordine. Chi è Emanuele? Emanuele Feltri è un imprenditore agricolo di 33 anni, che da anni lotta contro il degrado ambientale in cui versa l’Oasi di Ponte Barca, e tutto il territorio simetino, vicino Paternò. La risposta a questa sua attività è stata di chiaro stampo mafioso. Due settimane fa, quattro delle sue pecore sono state trovate morte e impallinate da un fucile da caccia e una testa, recisa dal corpo di uno degli animali, è stata fatta trovare davanti la porta dell’abitazione di Emanuele.

L’accaduto ha fatto scattare nelle coscienze di molti cittadini di Paternò e delle città vicine una volontà di resistenza a questa continua oppressione criminale e un desiderio di riscatto dall’illegalità e dall’incuria che dilagano nell’area come in molte altre località siciliane e italiane.

Un’onda di sdegno ha attraversato l’Italia e una eccezionale mobilitazione mediatica è scattata per sostenere Emanuele. Ci sono state delle interrogazioni parlamentari, comunicati stampa e visite personali in cui sono state manifestate solidarietà e sostegno e impegni precisi. E domenica 7 luglio in appoggio a Emanuele Feltri, centinaia di persone provenienti da diverse località dell’isola si sono incontrate nel Simeto per riappropriarsi di quei luoghi naturali, “per troppo tempo trascurati e violentati dalla stoltezza e dall’avidità umana”.

Per i partecipanti alla passeggiata in sostegno di Emanuele, quanto avvenuto in contrada Sciddicuni: “è la rappresentazione di un’Italia in cui la libertà di vivere in pace è negata quotidianamente dalla criminalità organizzata, dai suoi vassalli e imitatori; da una burocrazia spesso inetta e parassitaria; da un sistema sociale dove l’individualismo imperante soffoca la capacità di agire collettivamente per la rivendicazione dei diritti sanciti dalla Costituzione italiana. Sempre più spesso le uniche risposte alle difficoltà prodotte dal degrado e accentuate dalla crisi sono la rassegnazione e l’emigrazione”. Ma Emanuele non ci sta. Non vuole emigrare e non vuole lasciare la sua terra. E ancora una volta arrivano le minacce. L’altro giorno il secondo episodio, sempre molto inquietante. Racconta Emanuele:Dopo quello che mi era accaduto e nonostante le mie denunce a cui sono seguite la passeggiata e l’assemblea di solidarietà. Dopo giorni di presidio a Sciddicuni con tanti cari amici venuti anche da lontano per non lasciarmi da solo, dopo tutto questo e un silenzio assordante da parte delle istituzioni e delle forze dell’ordine che non hanno ancora fatto nulla di concreto e nemmeno proposto di farlo sul piano della mia sicurezza personale e sul controllo di quel territorio dove è ovvio che girano interessi grossi, degli sconosciuti si sono introdotti nuovamente nella mia proprietà, dove peraltro fino alle 4 di mattina c’era un fuoco acceso, dei torcioni che illuminavano il piazzale, delle macchine parcheggiate e una evidente presenza di più persone a farmi compagnia dentro casa”. Che cosa è successo questa volta? Nonostante tutto questo quindi, davanti casa di Emanuele è stata trovata un’altra pecora morta con il ventre squarciato e una sbarra di ferro insanguinata abbandonata accanto! Per Emanuele non ci sono dubbi ” sulla veridicità dell’ episodio: foto, testimoni più che attendibili, denuncia immediata ai carabinieri e il gelo che riscende lungo la mia schiena. Lo sconforto… lo sconforto – confida Emanuele – e poi la rabbia per una Sicilia ancora una volta offesa e violentata. E poi un senso di sopraffazione mi ha colpito inesorabile e ho impiegato ore a scrollarmelo di dosso! Non so cosa accadrà ma so di sicuro che quella è la mia terra e non sarò io ad andarmene dalla valle del Simeto!

La rabbia e lo sconforto che prende Emanuele, prende anche noi che vorremmo cambiare questo mondo, che vorremmo dissotterrare tutte queste ingiustizie, che vorremmo una Sicilia, e non solo essa, sicura e tranquilla dove gente come lui che viene definito il bio-contadino rimanga lì e non riceva più minacce. E’ possibile? Noi anche da lontano dobbiamo essere in tanti a sostenerlo. Come? Per ora cliccando sulla pagina di facebook https://www.facebook.com/notes/difendiamo-la-valle-del-simeto/un-appello-per-la-valle-del-simeto/543835535678907 per sostenerlo.

Un gesto semplice e concreto perché lui non si senta solo. E poi sollecitando chi deve garantire la sua incolumità a non perder tempo. Vigiliamo perché questo accada.

Noi ci siamo Emanuele e non ti lasciamo certo solo. Ciao

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