LuoghicomuniI COMUNI, I FATTI E LO SGUARDO LUNGO DEI RAGAZZINI

I Comuni sono i luoghi dove accadono i fatti. Dove hanno ricaduta le decisioni assunte dai diversi livelli di governo, che siano locali, nazionali o continentali. E' infatti nella dimensione territ...

I Comuni sono i luoghi dove accadono i fatti. Dove hanno ricaduta le decisioni assunte dai diversi livelli di governo, che siano locali, nazionali o continentali. E’ infatti nella dimensione territoriale che “impatta” la politica e le sue scelte. Nel quotidiano delle persone e nel concreto delle decisioni. Ciò avviene negli oltre 8.000 municipi italiani che allo stesso tempo sono anche il front office istituzionale più immediato per i cittadini. Gli amministratori locali conosciuti e riconoscibili sono forti di un consenso elettorale diretto e legati al territorio di cui conoscono limiti e potenzialità nascoste. Sarà una banalità ma è la verità: sono coloro che ogni giorno mettono all’altezza degli occhi il “Paese reale”.

In questi anni l’Italia è cambiata più qui che a livello centrale. Nei Comuni, nelle amministrazioni, nelle comunità locali. Detto fuori da una certa retorica, non condivisa, che contrappone territori (buoni) e centro (cattivo) ma guardando invece a procedure, atti, risultati; confrontando il chi ha fatto cosa. Ci sono momenti della nostra storia in cui sono state le grandi decisioni nazionali ad incidere e indicare una direzione ed essere quindi elementi di stimolo e sviluppo; nell’ultimo decennio invece, l’Italia è maggiormente “cambiata” attraverso le scelte fatte dagli enti locali e da chi li guida. Ciò è avvenuto sostanzialmente sotto due aspetti.

Il primo (in ordine di importanza) attiene alle politiche pubbliche realizzate: economia e sviluppo, integrazione, cultura, ambiente, civismo, partecipazione, innovazione per citarne alcune, sono terreni sui quali piccoli borghi e grandi città hanno fatto più e meglio assumendo decisioni e inciso con provvedimenti che non hanno solo posto elementi di innovazione ed ammodernamento ma anche introdotto scelte di responsabilizzazione e coinvolgimento per singoli e territori. A titolo esemplificativo: tra le istituzioni il comparto dei Comuni è oggi il solo che rispetta (con sacrifici pesantissimi) gli obiettivi del patto di stabilità; è quello che concretizza vere politiche di integrazione; è quello che investe risorse su ambiente, cultura, nuove tecnologie; il tutto sviluppando politiche attive di civismo e partecipazione. Guardando da questa angolatura, a dati e risultati, sono stati gli enti locali a fare più e meglio sul terreno dell’ammodernamento per i cittadini e, indirettamente, più in generale per il sistema.

il secondo è legato ai profili di rinnovamento e rigenerazione. Circa 20 mila under 35 con ruoli di governo presenti nei Comuni italiani rappresentano una spinta di cambiamento (anagrafico, di idee, metodi, politiche e strumenti) fortissima. Una realtà cresciuta come le foreste: in maniera silenziosa; distante dal clamore mediatico o dall’attenzione di politica e partiti ma molto vicina al quotidiano. Nella rappresentanza e nel governo dei Comuni, il rinnovamento non è stato un generico pour parler, ma ha avuto un punto di caduta e riscontro concreto; numeri e iniziative lo testimoniano. “Ragazzini”, spesso definiti in questa maniera con superficialità e banalità senza rendersi conto che non si tratta solo di energie fresche ma di uomini e donne che già oggi sono classe dirigente che guida, rappresenta, decide. Talvolta inconsapevoli di questo ruolo e per questo, elemento (disordinato) di un cambiamento genuino e diffuso. Legato a singoli territori ma che “copre” tutta la Penisola. E così, una rigenerazione dei Comuni determina una rigenerazione dell’Italia introducendo dosi di innovazione e credibilità che vanno ben oltre i confini fisici delle singole amministrazioni.

Queste valutazioni, insieme al racconto di testimonianze dirette, esempi e 13 proposte facilmente cantierabili (partendo dall’ammodernamento dei Comuni stessi), hanno dato spunto a “L’Italia cambiata dai ragazzini. Nuovi amministratori, nuovi Comuni” da qualche settimana in libreria per i tipi della Marsilio con l’introduzione di Graziano Delrio. Una riflessione che mette insieme tre aspetti che sin’ora sono stati affrontati come temi singoli, non legati tra loro: i Comuni e le comunità locali; il ricambio e la rigenerazione; le nuove politiche pubbliche. La loro miscelazione rende chiaro ciò che hanno prodotto “nuovi amministratori e nuovi Comuni”.

Gli stessi temi a volerli leggere dall’angolatura della politica, mettono in evidenza profili, contenuti ed idee che dovrebbero essere caratterizzanti per partiti e movimenti che vogliono guardare avanti. Anche qui però, tenendo conto della connessione che lega i due profili: limitarsi infatti ad un generico appello sull’importanza dei territori o al richiamo della necessità di ricambio anagrafico, rischia soltanto di galvanizzare le tifoserie ma di non produrre sguardo lungo nelle scelte e nel profilo che la politica deve ritrovare. Il ruolo degli amministratori (e tra questi dei nuovi amministratori) è centrale e non per una inutile contrapposizione centro/periferia ma perchè su contenuti, decisioni e innovazione, è dai territori che sono venuti cambiamenti e miglioramenti per singoli e comunità.

Le parole “giovane” e “giovare” hanno la stessa radice, indicano lo spirito con cui spesso ci si approccia ad un impegno: essere utili, voler fare, realizzare. Declinare questi due vocaboli insieme, amplifica il loro valore, determina politiche moderne e costruisce cultura politica nuova, ciò di cui abbiamo più bisogno. Politica e meno politichese, idee e meno ideologie, entusiasmo e meto tifoseria. Tenere valori forti, ma avere proposte concrete e sguardo lungo. Per dirla con Delrio: “se la politica italiana ha una possibilità di fare appassionare di nuovo i giovani e di essere credibile è sicuramente partendo dalle esperienze locali dove c’è una realtà già viva e operante nel Paese, che si distingue per impegno e passione civile”.

Possono stare nella discussione generale questi temi? Si può essere giovani e innovatori ma non passare per ragazzini? Si possono introdurre politiche nuove che cambiano e non per questo essere percepiti come demolitori? Quanto realizzato dai nuovi amministratori può essere innovazione conosciuta senza che ciò sia vanità personale ma condivisione?

Ecco, qui si discuterà di questo o partendo da questo si discuterà di tanto altro. Di luoghi, Comuni e fatti, parlando del quotidiano di chi mette sguardo lungo e respiro forte nelle cose che prova a realizzare.

Buona lettura a chi vorrà e, spero, buona scrittura a me.

@giacomo_darrigo

autore de “L’Italia cambiata dai ragazzini. Nuovi amministratori, nuovi Comuni”

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