In questi giorni si fa un gran parlare della possibile riforma della giustizia. Sul tema trovo molto chiaro questo editoriale di Panebianco sul Corriere. Resta, irrisolto, il problema del come la si può ottenere.
Panebianco in particolare rimarca un punto importante, ovvero lo squilibrio tra la forza della Magistratura (potere giudiziario) e quello della politica (potere esecutivo e legislativo). Condivido questa analisi, e considero l’inefficienza della macchina giudiziaria italiana uno dei problemi più gravi in assoluto, secondo solo alla burocrazia di cui in fondo è essa stessa vittima.
Detto questo, non ho la benché minima fiducia che la bozza dei saggi incaricati da Napolitano possa mai essere tramutata in atti legislativi concreti, perché troppi sarebbero i veti al momento della verità.
Come possiamo agire allora? In realtà gli strumenti ci sarebbero. La tanto discussa Costituzione (che io personalmente sottoporrei a restyling, ma che per fortuna c’è), oltre a ricordarci che il potere appartiene al Popolo e garantire audience record a Benigni, ci fornisce due strumenti di democrazia diretta, agli articoli 71 e 75. Il primo è quello delle cosiddette “Leggi di iniziativa popolare” e recita “Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli.” Il secondo, ben più noto è quello dei referendum abrogativi.
Esempi attuali di questo tipo sono l’iniziativa www.scegliamocilarepubblica.it che vede in Giovanni Guzzetta il promotore, insieme ad altre variegate personalità, come proposta di legge popolare, e www.referendumgiustiziagiusta.it dei Radicali che promuovono una serie di referendum abrogativi. Vi consiglio di leggere direttamente sui siti di riferimento di che si tratta.
Va segnalato l’appoggio ai referendum radicali di singoli politici, partiti (ultimo il PDL) e del M5S, che sul tema democrazia diretta in generale si è molto speso, ed anzi ne fa uno dei punti distintivi.
Di questi giorni poi, con minore impatto mediatico, la proposta di un referendum abrogativo della legge Merlin.
Porto questi esempi perché credo che questi due strumenti possano, in un momento di debolezza della politica, essere utilissimi come “defibrillatore”, come cioè scosse ad un sistema paralizzato. Certo è che il rischio è quello di ripetere l’errore degli anni 90, quando in un contesto politico similare, si abusò dello strumento del referendum abrogativo, causando una sorta di rigetto (si arrivò nel 95 a tenerne 13 in un colpo solo). Tuttavia a mio modo di vedere è un rischio che, nel perdurare della attuale situazione di paralisi, può e deve essere corso.
E’ anzi auspicabile che una nuova stagione referendaria possa servire a rinnovare la politica, costringendola a confrontarsi su argomenti di varia natura, facendo anche emergere volti nuovi su argomenti di interesse generale.
Con una speranza infine. Che le istanze rappresentate da queste iniziative trovino, a differenza degli anni 90, chi sappia poi farne buon uso, come primo passo per creare finalmente quel movimento riformista di cui l’Italia ha disperatamente bisogno.
PS: per la cronaca, qui trovate un sunto delle consultazioni referendarie svoltesi in Italia.