Quello che il Governo sta cercando di fare sulla partita Imu – Tares è qualcosa di estremamente difficile e complesso dal punto di vista tecnico: virare in corso d’anno da un sistema di prelievo ad un altro, cercando una quadratura tra esigenze finanziarie delle pubbliche amministrazioni centrali e di quelle locali, senza dimenticare, si spera, il nodo centrale dell’equità tra i cittadini.
Fare un’operazione del genere in un contesto di stabilità politica costituirebbe comunque una sfida dagli esiti non scontati.
Basti ricordare cosa accadde l’ultima volta che qualcuno si sognò di fare una analoga operazione di alchimia fiscale, sostituendo più imposte con una soltanto nel vincolo dell’invarianza di gettito: correva l’anno 1997 e il risultato fu l’Irap.
Fare però un’operazione del genere addirittura in un contesto di stabilità politica a dir poco precaria costituisce un vero e proprio azzardo sulla testa dei cittadini e può dare luogo a un pasticcio fiscale ancor più clamoroso di altri che l’Italia ha purtroppo conosciuto.
Per questo, fin dall’inizio ed oggi a maggior ragione, Scelta Civica ha proposto di fare qualcosa di estremamente semplice: raddoppiare la detrazione base da 200 a 400 euro e quella per i figli a carico da 50 a 100 euro, ottenendo così, al costo di circa 2,5 miliardi di euro, di esentare dall’Imu oltre il 70% dei proprietari di prima casa e di ridurre il prelievo residuo sul restante 30%.
Le ulteriori risorse disponibili, rispetto a un taglio delle imposte che anche a nostro avviso possiamo da subito permetterci nell’ordine dei 4-5 miliardi di euro, potevano con altrettanta semplicità essere indirizzate a favore di interventi sul lavoro o per puntellare le aspettative di ripresa in quei settori economici particolarmente strategici per il futuro del Paese.
Ad esempio, con circa 3 miliardi di euro si potrebbe abbassare dal 10% al 4% l’aliquota Iva sul settore turistico, aumentando in modo tangibile la competitività della nostra offerta rispetto a quella di altri Paesi.
Pd e Pdl hanno invece preferito infilarsi nel più tortuoso dei percorsi, fatto di acconti che saltano definitivamente (per tutti, ricchi e poveri) e di una nuova imposta destinata a sostituire in corsa un numero non ancora precisato di altre (tra cui, in primis, Imu e Tares).
E sembrano volervi perseverare pure mentre cadono le maschere e diviene ormai chiaro come, una volta di più, per una parte della maggioranza sono ben altre le questioni cui è legata la sopravvivenza del Governo.
La quadratura contabile tra Stato centrale ed Enti locali si troverà.
Magari pure quella politica, paradossalmente facilitata dal fatto che tutti penseranno di poter un domani addossare ai veti e alle fissazioni degli altri l’eventuale mostro “stile Irap” che venisse partorito.
L’unica quadra a dir poco improbabile, in queste condizioni di fretta e incertezza che ci stiamo assurdamente autoinfliggendo, a differenza di quelle che ci erano imposte dalla speculazione mondiale alla fine del 2011, è quella di un prelievo razionale ed equo su e tra i cittadini.
Per altri sarà forse l’ultimo dei problemi, per noi invece è il primo.
Twitter: @enrico_zanetti