È stato il vanto dell’amministrazione De Magistris per mesi interi – forse addirittura per anni. Ce l’hanno invidiato all’estero, quando i riflettori si sono puntati su Napoli per l’America’s Cup, e al nord, per la bellezza, le possibilità economiche e il mare. Oggi il Lungomare, da liberato che era, è diventato occupato. Su La Repubblica di Napoli si trovano le fotografie: calato il sole, l’asfalto e le strade si riempiono di tavolini e sedie; la gente urla e si diverte, peggio che in un vicolo; il mondo si riversa sul Lungomare, felice di potersi godere l’aria, la luna e la brezza marina. Bambini sui passeggini, mamme che urlano, ambulanti che fanno affari d’oro: la Napoli della Ztl, esempio tra gli esempi, eccellenza tra le eccellenze, non c’è più. Al suo posto un cumulo di plastica, puzza e rumore. Un Lungomare abusivo, teatro di spettacoli che avevamo provato a dimenticare.
Sembra una di quelle fiere di paese che non finiscono mai, senza né santi, né martiri da festeggiare: il rosso delle sedie di plastica, il bianco dei tendoni, la gente che passeggia come nulla fosse, monnezza nei canali dall’acqua piovana e macchine in divieto di sosta, contro tutto e tutti. Dove sono i controlli? Dov’è l’Amministrazione vigile ed efficiente di De Magistris che, proprio in questi giorni, ha giocato al rilancio? La Municipale sembra evitare la zona, come pesci impauriti dalle pinne degli squali. In questo pezzo di terra, si incontrano tutte le Napoli, tutti i quartieri, un crocevia di tradizioni, classi e idee. Tutti cittadini della stessa città, ma anche stranieri di mondi diversi: complici di un’invasione che non ha niente di civile o piacevole.
(Fotografia pubblicata su La Repubblica di Napoli, di proprietà del gruppo Espresso.)
Il Comune si è battuto affinché il Lungomare tornasse i napoletani e i napoletani, senza manco dire grazie, se lo sono ripresi e l’hanno ripopolato a modo loro, secondo quella che credono sia la strada giusta. Mentre c’è gente che corre e che si ostina ad andare in bicicletta sulla – strettissima – pista ciclabile, ci sono mamme che sembrano fare a gare coi passeggini, bambini che ti sfiorano le caviglie con le loro nuove biciclette e cani che scodinzolano ad ogni angolo, portati lì dai padroni o dall’odore del grasso che frigge. Ho letto il pezzo di Conchita Sannino e sono rimasto scioccato: sono dovuto scendere di casa, andare al Lungomare, per crederle. Una zaffata a pieni polmoni, olio di cucina misto al puzzo dei corpi – di tanti corpi uno vicino all’altro, resi sudaticci dal caldo e dai fumi degli ambulanti. Si sta bene solo vicino alle ringhiere, ai parapetti, dove – se ti giri – puoi guardare il mare e lasciarti alle spalle la confusione di Napoli.
Twitter: @jan_novantuno