Lettera aperta alla Merkel perchè faccia l’unica cosa necessaria a noi e al resto del mondo: invaderci. All’Italia non servono i politici della Germania, ma i suoi elettori.
Gentile Frau Merkel, mi permetto di inviarLe questa lettera a nome degli italiani, anche di quelli che dopo averla letta diranno che non ci si può arrogare il diritto di parlare a nome di tutti senza prima chiederlo, ma in certe situazioni bisogna adottare misure d’urgenza. E poi, glielo dico per esperienza: noi italiani le pensiamo davvero queste cose, è che non abbiamo il coraggio di ammetterlo in pubblico.
È vero: i rapporti tra Italia e Germania non sono mai stati lineari, e voi non ci considerate un granché affidabili. Solo per rimanere ai tempi più recenti siamo passati da alleati a nemici durante la I guerra mondiale, per poi collaborare attraverso la “diplomazia parallela” durante la Repubblica di Weimar, infine nuovamente alleati con il Patto d’acciaio e poi nemici dopo l’8 settembre 1943. Allo stesso tempo però vi è un fatto incontrovertibile, da Goethe e Winckelmann in poi, l’Italia è sempre stata la Terra Promessa degli intellettuali tedeschi, dei poeti, degli artisti, degli scrittori. E proprio su questo voglio provare a far leva: sul fascino che sicuramente l’Italia ha su di voi e sul resto del mondo.
Vede, Frau Merkel, l’Italia è ormai un Paese allo sbando. Noi ci abbiamo provato, ci siamo impegnati, ma da soli proprio non ce la facciamo. L’economia è in regressione, le agenzie di rating ci declassano, l’outlook è sempre negativo, il Paese è variamente allo sbando. Per invertire la rotta qualche tempo fa hanno anche provato a istituire una commissione di saggi, salvo poi farci venire i brividi quando si sono letti i cognomi, di questi saggi. Forse sarebbe stato meglio istituire una commissione di pazzi, di visionari, dei gente straordinariamente lucida nella follia, come Walter Chiari nel Falstaff di Orson Welles ad esempio, ma così non è stato.
Il problema vero è che, tra le altre cose, non ce la facciamo proprio ad avere un Governo per più di qualche mese, perché siamo prigionieri della nostra mediocrità. Ce la prendiamo con Berlusconi, col PD, con i tristi professoroni bocconiani scambiati per salvatori della Patria, con il destino, la magistratura, la sfortuna e pure con la TV. Ma la verità è che ce la prendiamo con loro solo perché vorremmo prendercela con noi stessi, ma non ne abbiamo il coraggio.
E così, Frau Merkel, ci ritroviamo di nuovo in crisi, senza una prospettiva, costretti ad andare nuovamente a votare con una legge che non ci piace, che piace solo ai partiti, ai partiti che però non ci piacciono, ma che continuiamo a votare perché noi, Frau Merkel, siamo gente coerente.
L’Italia è un Paese dove i comici che hanno preso il potere non fanno più ridere ma disperare, dove i comici che si credono intellettuali ci spiegano, al Festival dell’Italietta, nientedimeno che la Costituzione. E noi, in entrambi i casi, battiamo le mani contenti. L’Italia però è anche il Paese dove solo i comici, quelli che non sono entrati in politica e che non si atteggiano a uomini di cultura, sono in grado di fare le analisi politiche più serie.
Frau Merkel, so benissimo che queste cose a voi tedeschi risultano un po’ strane, ma noi ormai ci abbiamo fatto così l’abitudine che non ci chiediamo più nemmeno il perché o come sia stato possibile arrivare a questo punto.
Al contrario, me lo faccia dire, siamo noi che non riusciamo a capire voi: non riusciamo a capire come sia possibile che un vostro giovane, promettente e competente ministro possa dimettersi solo per aver copiato due pagine della sua tesi di dottorato. E non lo capiamo perché da noi per fare il ministro della Sanità, ad esempio, è sufficiente avere una semplice licenza di scuola superiore.
Non capiamo perché da voi sia accettato pacificamente che un ragazzo di origini turche possa fare il ministro, mentre da noi è interpretato come semplice folklore il lancio di banane a un ministro di colore o che un ex vicepresidente del Senato lo paragoni ad una scimmia.
Non capiamo come lei, Frau Merkel, sia riuscita anni addietro a scrivere una lettera aperta in cui chiedeva al capo del suo partito, un tale Helmut Kohl, di fare un passo indietro per il bene della Germania, perchè qui da noi o sei un cameriere al servizio di qualcuno o non vai da nessuna parte, soprattutto in politica.
Frau Merkel, la verità è che purtroppo l’Italia è un Paese non abituato alla democrazia, semplicemente perché non è abituato a prendersi la responsabilità delle decisioni che prende.
La nostra Università è da decenni in mano a baroni e baroncini e arranca su tutte le classifiche internazionali, in ricerca lo Stato non investe nulla e i ricercatori sono costretti ad emigrare, molto spesso proprio in Germania. Però quest’ultimo dato non ci abbatte, Frau Merkel, anzi per noi italiani è un punto di forza notevole: “L’Università fa schifo? E com’è possibile allora che tutti questi ricercatori trovino lavoro all’estero”? E tante grazie.
Frau Merkel, in Italia non riusciamo da decenni a finire un’autostrada, a fare la TAV, a fare una banale stazione, a trovare una casa in affitto a prezzi dignitosi. L’Italia è un Paese nel quale se una grossa industria inquina non la si obbliga a inquinare meno, ma si alzano i limiti previsti dalla norma per permetterle di continuare ad inquinare ancora. L’Italia è un Paese in cui se la compagnia aerea di bandiera fallisce e c’è qualcuno che se la vuole comprare con tutti i suoi debiti, dice di no per preservare l’italianità, salvo poi svendere la stessa azienda dopo pochi anni allo stesso compratore, avendo prima accollato tutte le spese ai contribuenti. Frau Merkel, noi siamo così, gente di cuore.
Frau Merkel, noi viviamo in un Paese che non riesce a valorizzare le proprie risorse culturali: il solo Louvre ha più visitatori di tutti i musei d’Italia messi insieme, facciamo crollare Pompei e poi ci meravigliamo quando, solo con una decina di statue prese da quello stesso posto, all’estero riescono ad allestire mostre con prenotazioni e file chilometriche che vanno avanti per mesi. Vivamo in un Paese così morto dentro che persino i premi letterari vengono dati a scrittori morti, e nessuno se ne accorge (anche quando sono dati ai vivi che sembrano morti).
Frau Merkel, l’Italia è un Paese dove le coppie omosessuali non hanno nessun diritto, nessuno, però è un Paese che si lava la coscienza boicottando un’azienda solo perché nei suoi spot si vedono esclusivamente famiglie “normali”.
Frau Merkel, l’Italia è un Paese simpaticamente alla deriva e ancora incosciente di esserlo.
Ci emozioniamo per la telefonata di un Papa, o perché dal balcone ci dice “buonasera”, e ci sembra una cosa incredibile che avvenga una cosa così educata. E per questo poi chiudiamo un occhio se dobbiamo stringere ancora di più la cintura perché la Chiesa non paga allo Stato le tasse che dovrebbe, o se in passato ha sempre, quando implicitamente, quando esplicitamente, appoggiato Governi improbabili in cambio della difesa di qualche principio (medievale) non negoziabile e in linea con la sua dottrina.
Frau Merkel, questa lettera sarà oggetto di scherno, indignazione. Sarà tacciata di essere superficiale e mediocre, ma solo perché noi italiani siamo fatti così: non ci piace sentirci dire come siamo realmente e come, per colpa nostra, stanno andando le cose.
Noi italiani, Frau Merkel, abbiamo questa capacità: quella di accontentarci di rimanere al buio con un cerino spento in mano pensando che, in fondo, avremmo potuto non avere nemmeno quello.
Lo so, anche voi tedeschi non siete perfetti, anche da voi succedono scandali, ci sono uomini corrotti e non tutto è oro che luccica, lo so. Però vede, Frau Merkel, quello che cambia sono le percentuali con cui queste cose capitano da voi e da noi: insomma, sulla via della perfezione ci sono sicuramente molti passi che si possono compiere e noi siamo qui, molto indietro rispetto a voi e a decine di altri Paesi.
Ecco dunque la mia richiesta spassionata Frau Merkel: noi ci abbiamo provato a governarci da soli e in modo democratico, ma non ci riusciamo. Stiamo rovinando e abbiamo ormai perso tutto. Persino il senso della vergogna. Noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica cosa fare e come farlo.
In modo ufficiale, quindi, Le sto chiedendo una cosa molto semplice: di venirci ad invadere.
No, non si preoccupi: al di là di qualche piccola e formale rimostranza o “monito”, non si opporrà nessuno, ormai anche i sassi hanno capito che, andando avanti così, non arriveremo da nessuna parte, se non pazzi in qualche manicomio.
Venite ad invaderci dunque, e fatelo presto.
Stia tranquilla, non ci saranno ripercussioni sulla Germania: potete continuare a fare tutto come prima. Noi infatti, Frau Merkel, non abbiamo bisogno dei vostri politici, no. Noi, Frau Merkel, abbiamo bisogno dei vostri elettori. Sono quelli che ci mancano.
Gente che ragiona prima di scegliere, gente che non acconsentirebbe mai ad un Governo del nipote di uno zio, stando uno di qua e uno di là, gente che non rieleggerebbe mai parlamentari e consiglieri regionali inquisiti, gente che non tollererebbe mai dei giornalisti e una informazione servile, gente che non ammetterebbe mai di essere governata, a tutti i livelli, da gente incompetente. Gente, Frau Merkel, che da noi non c’è o è esigua minoranza.
Solo una cosa, però. Una cosa mi permetta di dirgliela amichevolmente: quando finalmente deciderete di compiere questo passo, fatelo con stile. Evitate i calzini bianchi con i sandali o le scarpe e, soprattutto, evitate di bere cappuccini durante i pasti.
Vede, Frau Merkel, noi italiani siamo in grado di essere molto pazienti e di ingoiare felicemente molti rospi, ma su certe cose proprio non riusciamo a transigere.