Re fusoChe cosa ci vuole, in fondo, per scrivere Topolino?

  Basta che abbiate un'ottima conoscenza dei personaggi, del loro mondo e della loro tradizione, senza però restare imbrigliati da quest'ultima. Perché il loro mondo è il nostro. I grandi maestri ...

Basta che abbiate un’ottima conoscenza dei personaggi, del loro mondo e della loro tradizione, senza però restare imbrigliati da quest’ultima. Perché il loro mondo è il nostro. I grandi maestri ci hanno insegnato a usare la realtà, la contemporaneità come materiale narrativo.

Poi dovete semplicemente sapere padroneggiare tutti i principali generi, dal giallo all’avventura, dalla commedia alla fantascienza. Senza mai e poi mai dimenticarvi l’umorismo, riuscendo sempre a fare ridere e sorridere. E ovviamente, però, dovete pure sapere inventare storie fuori dai generi, che riflettano la vita semplice (e piena di problemi) di gente semplice. Perché Topolino e Paperino e Pippo e Paperoga e Minni e Nonna Papera… sono anche, soprattutto questo.

A questo punto, sarà sufficiente avere un buon mestiere. Sapere scrivere sceneggiature equilibrate ed efficaci, in cui la semplicità non sia mai (perché non lo è mai) sinonimo di semplicismo. Riuscendo a mantenere il respiro narrativo anche in una storia di mezza dozzina di pagine.

Resta inteso che conosciate alla perfezione la grammatica del fumetto disneyano come è inteso su Topolino. Vi sarà ben noto da sempre, per esempio, che i personaggi si danno del “voi” e non del “lei” (se non usano il “tu”, ovviamente). Oppure che il punto fermo non esiste, nei dialoghi, sostituito a seconda dei casi da tre punti o punto esclamativo. La questione non è se queste regole vi piacciano o no, se siano discutibili o meno: le dovete conoscere, comunque.

Quanto alle tipiche e meravigliose onomatopee delle storie di Topolino, sarete in grado di scegliere in ogni circostanza la migliore e non usarla come un’aggiunta, una mera decorazione al dialogo, ma come una parte integrante che ne favorisce efficacia e sintesi.

Basta questo – okay, più qualche altro “dettaglio” di cui possiamo parlare in seguito – per scrivere Topolino. Che sarà mai? E comunque è solo “roba da bambini”, no?

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