Asia FilesGiappone, addio al “padrino” dei videogame

È morto ieri a 85 anni il “padre fondatore del business del videogame”, Yamauchi Hiroshi, per 53 anni a capo di Nintendo, azienda leader mondiale nell'intrattenimento interattivo. “Il mondo non sar...

È morto ieri a 85 anni il “padre fondatore del business del videogame”, Yamauchi Hiroshi, per 53 anni a capo di Nintendo, azienda leader mondiale nell’intrattenimento interattivo. “Il mondo non sarà più lo stesso senza Yamauchi”, ha commentato Unozawa Shin, vicepresidente di Bandai-Namco, altra azienda leader nel settore videogame.

Yamauchi Hiroshi. Foto credits: aljazeera.com

La frase di Unozawa non è pura retorica. Yamauchi non solo è stato uno dei businessman giapponesi di maggior successo di tutti i tempi – in 15 anni dal 1992 al 2007 ha decuplicato il fatturato della Nintendo, senza mai contrarre uno yen di debito. Ma è stato anche un vero e proprio rivoluzionario, in grado di influenzare le abitudini di miliardi di individui in ogni parte del mondo.

Quando nel 1985 uscì Super Mario Bros., il settore dei videogame aveva appena attraversato una vera e propria crisi. Aziende di computer che chiudevano per bancarotta, console per videogame surclassate dai primi pc e giochi di scarsa qualità.

Il simpatico idraulico italiano aveva portato una vera e propria rivoluzione. “Nel mondo dei videogame dove armi da fuoco e distruzione di massa erano la norma, Mario aveva portato qualcosa di mai visto prima: simpatia e umorismo”, ha scritto David Sheff in Game Over: How Nintendo Conquered the World.

La rivoluzione di Mario era nell’ambientazione e nelle possilità di gioco: si poteva ad esempio decidere se combattere o evitare i propri avversari – tutti rigorosamente buffi ma estremamente pericolosi: funghi dall’aria minacciosa, tartarughe dal guscio esplosivo, missili e piante carnivore.

Una rivoluzione che non si è fermata al videogioco. Secondo una ricerca citata ancora da Sheff nel suo volume, nel 1990 il baffuto personaggio in tuta da lavoro era diventato più popolare di Topolino tra i bambini americani.

Dal punto di vista dell’opinione pubblica americana, il successo di Mario era visto con sospetto. Che una creatura giapponese, diventasse più popolare di uno dei simboli più forti dell’America, nonostante il Japan bashing e le misure protezioniste che dagli anni Ottanta Washington aveva adottato contro l’invasione del made in Japan, era piuttosto difficile da mandare giù. Poi gli anni in cui il Giappone sembrava destinato a diventare, secondo i più ottimisti, la terza superpotenza mondiale, o addirittura a superare gli Stati Uniti.

I primi successi di Nintendo tragati Yamauchi però sono risalgono a prima dell’uscita di Super Mario Bros.. È del 1983 infatti il Famicom, l’apparecchio destinato a dettare gli standard di design e giocabilità delle console successive. Ancora prima, nel 1980, Nintendo era stata la prima azienda a produrre il Game and Watch la prima console da gioco tascabile. Una formula che, migliorata negli anni, dal Game Boy al più recente DS avrebbe conquistato milioni di fan.

La qualità del gioco è più importante del supporto su cui questo veniva giocato: tale era la filosofia aziendale impostata da Yamauchi, che era subentrato al nonno alla guida dell’azienda che produceva carte da hanafuda, un gioco tradizionale giapponese, nel distretto di Arashiyama a Kyoto, dove l’azienda ancora oggi ha sede.

Dopo tre anni uscirà in Europa e Stati Uniti il Nintendo Entertainment System (NES). Il successo, anche grazie a Mario, allo scimmione Donkey Kong e al mondo incantato di Zelda sarebbe stato inarrestabile. E il mondo dei videogame non sarà mai più lo stesso.

X