Pirates! Not the Navy!Il suicidio del centrodestra tra le spire del potere.

L'imprescindibilità è uno dei segreti del potere. Significa non poter fare niente che non dipenda da quella cosa o persona. Come un assioma fondamentale in matematica, come l'acqua per le piante, c...

L’imprescindibilità è uno dei segreti del potere. Significa non poter fare niente che non dipenda da quella cosa o persona. Come un assioma fondamentale in matematica, come l’acqua per le piante, come la forza di gravità per l’universo. E’ la parola che, oggi, meglio dipinge in Italia tutto ciò che non siede alla sinistra del centro montiano. Una galassia al cui interno risiede un sovrano tanto compromesso quanto intoccabile. Colui che poco fa, ma tutto impedisce.

La vicenda giudiziaria è dolorosa per Berlusconi, per il Governo e soprattutto per il Paese. Eppure l’occhio penetrante dello scienziato sociale ci dice che ha una condanna definitiva, che decadenza o meno arriverà l’interdizione dai pubblici uffici, che il leader comunque in Parlamento non ci tornerà. Certo di mezzo c’è la vita di una maggioranza parlamentare, la vita di un Governo e l’economia di un Paese. C’è di mezzo però anche la sopravvivenza di un intero schieramento politico.

Berlusconi ha ipotecato la parola centrodestra, i montiani fuggono al centro, i Fratelli di questa Italia declinante declamano il termine con poca attrattività, la Lega ha già i suoi mille guai interni per pensare a qualcosa di diverso al Nord e alle transizioni interne, il resto della galassia liberale è chiuso nel suo mix di divisioni, scarsità di leadership e sereno spirito minoritario. Nel rimbalzo delle dichiarazione, nei voli di falchi e colombe, nel vel simul stabunt vel simul cadent del rapporto Berlusconi-Letta, nelle cariche, nei riposizionamenti e nel valzer delle tattiche tutto si dissolve e risolve intorno ad una questione. Di contorno c’è l’abolizione dell’IMU che non persegue alcun quadro di strategia della libertà, ma insaporisce il misero minestrone di demagogia che ci siamo abituati a mangiare.

Nel frattempo sono tramontate anche le escort che facevano carriera e come un Dio del passato Berlusconi continua a mangiare i suoi figli politici e di sangue. Nulla più resta del vento di libertà del ’94, non una riforma di portata storica, non una diminuzione della spesa pubblica o del debito, non una maggiore tutela della proprietà privata, tantomento un capitalismo diverso e ancor meno una riduzione della pressione fiscale.

Non resta nemmeno una successione, che so un regolamento di conti. Resta un partito monocratico, che perde gocce di elettorato sempre più grosse, che ha rinunciato alle regole almeno di facciata per regolare conti interni e successioni. A Berlusconi non interessa e non lo farà. Così come, per incapacità sua e dei suoi alleati, non si è interessato e sforzato a cavalcare qualche riforma di semplificazione, riduzione del perimetro dello Stato o detassazione a lungo termine per rilanciare l’impresa. Parlava di Reagan e Thatcher, quel Silvio d’annata, loro resteranno nella storia per aver arricchito e liberato i rispettivi Paesi, lui resterà nella storia per l’esercizio di un potere lungo, interminabile, immobilistico, pasticcione e cortigiano.

Con la complicità, a onor del vero, di procure iper-attive e una sinistra da secolo scorso. Ecco allora che, Berlusconi e soprattutto ciò-che-non-è-a-sinistra, si condannano alla sconfitta elettorale e ancor peggio culturale per i prossimi, chi lo sa, dieci anni? Mentre qui si discute cosa fare di un leader condannato, ma assoluto la terra brucia, i cervelli scappano a tempo indeterminato, la politica è decisamente out, soprattutto di qua dalla barricata dove un Matteo Renzi non esce nemmeno a stanarlo con lanterna e fucili. E’ nascosta, debole o forse inesistente la classe di successione al potere berlusconiano.

Tutti lì, zitti o adoranti, pronto a difenderlo ad ogni costo o muti ad ingoiar rospi amari. Decisi a difendere il feudo oggi, ma con il rischio del nulla domani. Perchè il potere è così, quando t’ingabbia la tattica offusca la libertà e spesso la strategia. Non uno che si alzi ad uccidere quel padre nefasto, pronto a suicidare tutti pur di salvarsi, creatore e distruttore di un mondo che dipende dal suo forgiatore.

Nessun valido giovane imprenditore, professionista o studioso che si avvicini a quella classe fatta più da valletti e vecchi baroni che forze fresche e speranzose di globalizzazione del Paese. Preferiscono star chiusi in azienda o in ufficio o magari fuggire all’estero che sporcarsi in questo saloon dove la pistola la tiene sempre e solo uno. Chi non è organico al Pdl, aspetta un cadavere che però non arriva mai, così i bravi parlamentari o giovani leader non a sinistra aspettano Godot e si preparano al ruolo dei comprimari per i prossimi anni.

Mentre i media rimpallano su decadenze e condanne il capitale umano brucia ed il centrodestra dei prossimi anni annerisce con esso. E’ tutta qui la debolezza del sistema Italia a destra, un far west senza regole che avanza a tentoni tra servilismo e democristianate che perdono il loro afflato riformatore e frizzante in un paio di mesi. Ed è in questo vespaio che si perdono i voti, ma soprattutto i migliori, le idee, la partecipazione.

Perchè nessuno si è chiesto come mai nessuno si sia alzato in piedi a dire “Silvio, adesso basta!” o abbia almeno mostrato una larghezza di spalle tale per spostare il dibattito. Forse perchè il potere berlusconiano è fatto di spire che incantano e soffocano, ma danno l’ebrezza della compagnia di ventura in cui il Capitano distribuisce fortune, regalie e sopravvivenza politica misera, ma bastevole e di poca fatica. Forse, nel profondo,a troppi va bene così. Sta bene cullarsi con incuranza verso il minoritarismo culturale e politico, senza reagire perchè costa sacrificio e difficoltà. Ragazzi, se ci siete, battete un colpo. Amen.

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