Ovvero i collegamenti tra i miracoli e le biciclette, passando per Émile Zola, Plutarco e i Queen.
La scorsa settimana, puntuale come poche cose in Italia, si è ripetuto il miracolo di San Gennaro. Questo miracolo consiste, come tutti sanno, nel “prodigio” dello scioglimento del sangue del Santo, conservato in un’ampolla nel Duomo di Napoli. Questo evento, al di là del suo aspetto religioso, ci dà la possibilità di soffermarci sulla ingarbugliata logica che sta dietro ai miracoli, di ogni sorta. Che qualcosa di poco convincente oggettivamente sia presente in queste manifestazioni “soprannaturali”, è abbastanza evidente.
Émile Zola, ad esempio, faceva notare come fra gli ex-voto di Lourdes, ma la stessa cosa vale per tutti i santuari del mondo dove ci sono Santi che fanno miracoli, ci sono molte stampelle, ma nessuna gamba di legno. È anche vero che la tradizione di gente che aspetta un segno “dal cielo” è molto antica: si pensi che già Plutarco nella “Vita di Coriolano” riporta che spesso le statue “sussurravano, gemevano, sudavano, piangevano o sanguinavano”. Esattamente come le Madonne di oggi, insomma. Quindi nessuna novità, se non il fatto che sono passati duemila anni (sotto questo punto di vista inutilmente) da Plutarco in qua.
Ad ogni modo: se nella boccetta di San Gennaro ci sia davvero il sangue di una persona, o se sia solo una miscela di composti chimici del colore del sangue che ha la proprietà di sciogliersi a causa del movimento dell’ampolla, come sostiene di aver ripetuto in laboratorio il CICAP con dei composti tissotropici, poco importa. Ciò che è realmente significativo è che la gente, per la maggior parte, non si interroga minimamente sulla causa di tale “effetto” spettacolare, se non rifugiandosi dietro al concetto, appunto, di miracolo. Che poi San Gennaro stesso sia una figura totalmente, o quasi totalmente, leggendaria è altro aspetto ancora.
Nell’ipotesi più favorevole infatti, quella avvalorata dalla Chiesa Cattolica, egli sarebbe esistito realmente e morto da martire nel 305. Peccato però che solo mille anni dopo, cioè nel 1389, si ha la prima notizia di una reliquia che rappresenta il sangue del santo e che passava in modo miracoloso da solida a liquida. Quella di San Gennaro fa quindi a tutti gli effetti parte dello sterminato numero di reliquie comparse nel medioevo: le fedi nuziali della Madonna, le fasce del bambin Gesù, le piume dell’arcangelo Gabriele, il cartello della Croce con le scritte in Aramaico, Greco e Latino, i pezzi di legno della croce, i chiodi e addirittura, l’osso del dito che servì a San Tommaso per controllare il costato di Gesù dopo la risurrezione. Ma cosa c’è di male in tali credenze irrazionali? Per quanto possano sembrare innocue o, tutto sommato, poco dannose per la comunità, esse minano invece alla base qualsiasi possibilità di sviluppo collettivo degno di tale nome.
Un esempio tra tutti, ma significativo: tutti noi, o quasi, utilizziamo un’automobile come mezzo di locomozione, causa certamente di effetti positivi sulla mobilità personale, ma anche di situazioni poco piacevoli: lo stress, il traffico, i ritardi e, non ultimo l’inquinamento. In questi anni c’è una forte propensione a porre un rimedio a questa situazione, iniziando a produrre macchine con motori che sfruttino “carburanti” di tipo alternativo, a minor impatto ambientale. Tra tutti sembra primeggiare l’auto elettrica: minori prestazioni, ma sicuramente un minor impatto sulla natura, sul mondo che verrà e che dobbiamo consegnare ai nostri figli, nipoti, e bla bla.
Fin qui fila tutto liscio, ma la “logica dannosa del miracolo” interviene proprio a questo punto del ragionamento: l’energia elettrica non nasce sulle piante, ma bisogna produrla. E come la si produce? Basta dare un’occhiata alle statistiche di produzione in Italia, e ci si rende conto di come attualmente, cioè con pochissime macchine elettriche in circolazione, l’energia elettrica sia prodotta per il 75% da fonti di energia non rinnovabile: cioè combustibili fossili, cioè petrolio e carbone.
Ora immaginiamo di comprare tutti, domani, un’auto elettrica: i consumi di energia andrebbero alle stelle e bisognerebbe produrre più elettricità e, a meno che non immaginiate di poter installare in pochissimo tempo una enormità di pannelli solari e una immensità di pale eoliche (che comunque avrebbero un impatto ambientale notevolissimo e che da sole non riuscirebbero mai a soddisfare tutto il fabbisogno creato), si arriverebbe ad un paradossale aumento di consumi di petrolio (sì, perché a differenza del gasolio e della benzina o del carbone, l’energia elettrica è molto più complessa da “conservare”) e dunque l’inquinamento tenderebbe ad aumentare.
Il vero miracolo quindi si verificherà solo quando la gente, per inquinare meno ma non solo, la smetterà di credere ai miracoli e inizierà, se proprio ci tiene, a fare qualche azione leggermente più sensata, tipo andare in bicicletta fischiettando sarcasticamente “The Miracle” dei Queen.