“La sfiducia ha superato la fiducia”, ha detto l’ex ambasciatore pakistano negli Stati Uniti, Husain Haqqani, in carica sino a due anni fa, nel commentare le notizie sull’intensificarsi dello spionaggio americano nel Paese dei puri. Documenti riservati, pubblicati dal Washington Post e forniti da Edward Snowden, rivelano la sempre maggiore diffidenza dell’intelligence Usa verso l’alleato.
Perché di questo si tratta scorrendo i dati del black budget, il bilancio delle agenzie come la Cia e la Nsa, pari a 52,6 miliardi di dollari. Soldi usati per avere informazioni su entità e Paesi considerati ostili, come al Qaeda, l’Iran o la Corea del Nord (governo di cui è difficile avere informazioni certe, si ammette nei documenti) e di governi in realtà vicini, o che dovrebbero esserlo, come quello pakistano.
I rapporti tra Washington e Islamabad hanno attraversato periodi di turbolenza negli ultimi anni. L’uccisione di Osama bin Laden a maggio del 2011, in un raid condotto dai Navy Seal Usa nel complesso in cui si nascondeva ad Abbottabad, non lontano da un centro addestramento dell’esercito e dei servizi pakistani, ha contribuito a dividere i due alleati.
Da una parte la rabbia pakistana per un’operazione della quale sono stati tenuti all’oscuro, tanto da essere considerato un’onta per il Paese. Dall’altra, i sospetti statunitensi per eventuali protezioni di cui lo sceicco avrebbe goduto negli anni di latitanza, frutto, è emerso da un’inchiesta pakistana, della negligenza dell’apparato pakistano.
C’è poi la questione dei bombardamenti con i droni, usati nella caccia a miliziani e terroristi, o presunti tali, in cui non di rado ci vanno in mezzo civili e percepiti dalla dirigenza pakistana come una violazione della sovranità nazionale.
Sono tre i punti su cui l’intelligence Usa concentra la propria attenzione: la sicurezza delle armi nucleari, le armi chimiche e la lealtà dell’antiterrorismo pakistano.
Negli ultimi 12 anni Washington ha stanziato 26 miliardi in aiuti per il Pakistan, con l’obiettivo di stabilizzare il Paese e garantirsi la collaborazione di Islamabad, sorvolando anche su abusi e violenze. Dai documenti emerge che ufficiali pakistani erano a conoscenza, forse addirittura ordinarono, omicidi extragiudiziari di miliziani e avversari, come rivelerebbero comunicazioni intercettate tra il 2010 e il 2012.
Se la notizia fosse stata resa pubblica avrebbe potuto costringere Obama a tagliare gli aiuti alle Forze armate pakistane. Si è deciso di non fare troppe pressioni.