Pirates! Not the Navy!Silvio Berlusconi: il miglior alleato della sinistra.

Ha costruito il suo consenso sulla demonizzazione degli avversari con un lessico tutto nuovo ed efficace. Da un lato lui, l'imprenditore di successo, liberale, generoso, creativo, solare, soprattut...

Ha costruito il suo consenso sulla demonizzazione degli avversari con un lessico tutto nuovo ed efficace. Da un lato lui, l’imprenditore di successo, liberale, generoso, creativo, solare, soprattutto libero. Dall’altra loro, i comunisti, i mestieranti, i politicanti di professione, grigi, burocratici, tristi.

Eppure in queste ore convulse pochi riflettono su come Berlusconi stia diventando il miglior alleato di chi ha sempre combattuto. Tiene in ostaggio il centrodestra, ordina senza alcuna procedura ai suoi ministri di dimettersi, quelli eseguono naturalmente e poi sparano sul resto della corte, ma non sul re. La dialettica evolve dall’ornitologia ai “diversamente Berlusconiani”. Un trionfo di politically correct. Il Governo vacilla, ma la sconfitta in aula è tutt’altro che scontata. Tutti si giocheranno tutto. In una tattica molto lontana dalla strategia.

Certo è che S.B. sta ammazzando il centrodestra. Con Forza Italia militarizza il partito personale, si circonda esclusivamente di fedelissimi, soffoca ogni possibile dissenso, sbarra le porte a qualsiasi successione o spazio di democrazia. Forza Italia è una monarchia con un unico padrone, disegno perfetto di una leadership totale ed autocratica. Il consenso è un capitale nelle mani di un solo azionista.

Il proprietario però sta bruciando il valore della sua società politica. Nelle ultime elezioni ha perso 6 milioni e mezzo di voti, il sostegno a Letta non gioverà alla sua floridità politica così come il suo attentato alla stabilità che verrà punita dai mercati e spaventa già ciò che resta del ceto produttivo italiano. Ha una condanna definitiva sulla pelle, la decadenza alle porte, così come l’interdizione dai pubblici uffici. E da qui un’empirica e brutale evidenza: Silvio Berlusconi non farà più il Presidente del Consiglio.

Come reagiranno gli elettori quando l’uomo del “ghe pensi mi” non potrà più sedere sulla poltrona più alta? Davvero Berlusconi potrà mantenere il proprio consenso facendo il leader fuori dal Parlamento? Chi rassicurerà gli elettori con promesse riempite di concretezza dall’uomo deciso ed intraprendente? E come potrà una leadership così verticalizzata e centrata reggere l’urto di non poter più azionare direttamente le leve del comando? Come potrà continuare la propria missione senza poter scegliere ministri, scrivendo disegni di legge, selezionando le priorità del bilancio?

Sono domande sulle quali varrebbe la pena che l’establishment del centrodestra e dei suoi elettori riflettano seriamente. Quanto questa situazione faccia male al centrodestra è evidente: un leader in parabola discendente, un partito senza regole nè democrazia, una classe più digerente dei pasti offerti ad Arcore che dirigente di un movimento, nessuna successione all’orizzonte, le pressioni sull’elettorato dell’antipolitica grillina e la possibile ascesa di Renzi al soglio del Partito Democratico. Non è che davvero questa volta Berlusconi sarà il partner migliore della sinistra?

Certo le colpe non vanno tutte imputate al generale. Anzi, le accuse più gravi andrebbero rivolte ai suoi caporali un po’ smidollati e un po’ smarriti che continuano a preferire la conservazione dello scranno ad una aperta ed interessante sfida alla leadership politica berlusconiana. Non uno, e nemmeno tra le formazioni limitrofe a Forza Italia, che riesca a dire: Berlusconi fatti da parte. Non un gruppo che provi a rompere l’argine delle fortificazioni erette da patron Silvio.

Quale dunque l’eredità politica del Cavaliere ad oggi? Una classe intellettuale liberale inesistente, smarrimento totale della cultura politica, monopolizzazione del tema giustizia, privatizzazione del partito, impossibilità di competere internamente. Tutti questi fattori esprime un dato inequivocabile: una classe dirigente debole, ai limiti dell’inettitudine, incapace di conquistarsi con coraggio i suoi spazi e di pensionare il grande vecchio. E ancora sommando tutto insieme un indebolimento progressivo del centrodestra sia sul piano culturale che politico, così rischioso da far ipotizzare una minoranza perenne nei prossimi anni verso il centrosinistra. Un grande assist offerto, nella follia del suicidio di massa, al PD e a Matteo Renzi.

A proposito, ora è chiaro per che non ne esiste uno a destra?

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