Oggi il Senato ha approvato la mozione proposta dal presidente della Commissione industria Massimo Mucchetti (Pd) e da Altero Matteoli (Pdl) sulla doppia soglia dell’Opa. Da giornalista, in Licenziare i padroni? (Feltrinelli) Mucchetti ha calcolato quanta ricchezza hanno creato, e soprattutto bruciato, le grandi imprese quotate in Borsa. Quel libro, era il 2004, giunse a una clamorosa conclusione: i padroni del vapore avevano dilapidato più risorse rispetto alle ex partecipate statali. Tra i casi analizzati c’era Telecom, conquistata di recente dagli spagnoli di Telefonica, ovviamente senza Opa. La compagnia iberica è infatti salita al 66% di Telco, scatola che controlla il 22,45% dell’ex monopolista, valorizzando gli altri condomini (Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Generali) 1,09 euro per azione, ma non i piccoli azionisti. La soluzione individuata in un primo tempo dal Governo era introdurre una soglia variabile rispetto al 30 per cento. Un’asticella fissata da ogni società quotata in autonomia.
La proposta di Mucchetti e Matteoli, invece, introduce un’ulteriore livello “di fatto”, a fianco alla classica soglia del 30% regolamentata dalla Consob. Troppe, da Parmalat a Unipol – FonSai, le mazzuolate sui denti dei piccoli azionisti. Ottimo l’aver colto l’occasione Telecom per provare a difendere chi è sempre stato vittima di operazioni scellerate (ricordate Saras?) da parte dei capitalisti di rapina, come li ha definiti qualcuno. Tanto più che l’esecutivo, rimettendo la decisione all’aula, ha dato sostanzialmente carta bianca al Senato su questo aspetto, dando invece parere favorevole al rafforzamento dei poteri di controllo di Consob e al completamento dei regolamenti attuativi della Golden rule, seppure bocciando il termine perentorio «entro 30 giorni».
Tuttavia, il rischio della doppia soglia è creare ancora maggiore incertezza nel disastrato mercato dei capitali italiano. Fortunatamente è arrivato un segnale bello forte: cari capitalisti esteri, non comportatevi “all’italiana” ma valorizzate anche il parco buoi. La realizzazione della nuova legge che modifica i poteri di Consob non deve però frenare gli investimenti esteri di cui il Paese ha estremmamente bisogno: dopo il fuggi fuggi della primavera-estate del 2011, Piazza Affari non si è ancora ripresa. Salvatore Bragantini, ex commissario Consob e tra gli 80 soci de Linkiesta, cita il casoFerfin: «dato l’azionariato, aveva una soglia opa pari a zero: nel novembre del 1995 la Consob impose a Mediobanca di lanciare l’opa dopo l’acquisizione del 10,7% di Ferruzzi Finanziaria». Il problema non è tanto nell’asticella, ma nel deputare sostanzialmente alla politica le scelte sui soggetti a cui imporre l’Opa. Con un regolatore che tradizionalmente pesca i suoi vertici da grand commis di Stato, non è molto rassicurante. Speriamo che Mucchetti e Matteoli vigilino anche su questo.