[Dal diario di uno che manifesta. Ma manifesta seriamente.]
Hai la tua canzone del buongiorno (Mumford & Sons – Hold On To What You Believe), la tua routine, i tuoi rituali: ti alzi, aspetti, ti metti a sedere. Guardi la stanza al buio, poi apri la finestra e la guardi alla luce. Hai le labbra disidratate e ci passi sopra la lingua. Sanno di sale: il sale buono del mare e della spiaggia.
Carte, cartine, quaderni, agende, penne. Penne con o senza tappo. Penne a sfera. Penne scariche, penne rotte. Ce ne sono a decine, quasi a centinaia sulla tua scrivania. E pensare che quando te ne serve una non riesci mai a trovarla. Il cellulare brilla: ti hanno chiamato due volte e non hai risposto perché, ingenuamente, dormivi.
Non devi andare a lavorare. Non nel senso più comune della parola almeno. Devi preparati perché oggi hai un’assemblea, un’assemblea pubblica, di quelle che in tanti criticano ed in tanti vogliono. La democrazia più pura, quella che rischia di diventare demagogia. Ti vesti con le prime cose che trovi: la giornata sarà lunga e devi assolutamente rimanere comodo. Il tempo non importa: rimarrai al chiuso per buona parte del pomeriggio e della sera. La borsa è già pronta: in un estremo slancio di coscienza, te la sei preparata ieri sera, prima di addormentarti.
Passi un’altra volta la lingua sulle labbra, sapientemente.
Sta per cominciare un’altra giornata. Non è né la prima, né certamente sarà l’ultima. È una come tante viste da fuori: tu, la tua protesta, il tuo obiettivo. La gente ti vede come uno strano, un perdigiorno; alcuni ti apprezzano. Altri, a priori, ti criticano. Che la tua piazza sia a Napoli, a Roma o a Milano, non cambia molto. Sai per cosa manifesti, sai per cosa urli. Non credete a quelli che vi raccontano la storia dei “comunisti brutti e cattivi” che fanno perdere tempo agli altri. Io non sono comunista, e tutto quello che voglio, lo giuro, è farlo guadagnare il tempo: giorni, settimane, mesi ed anni. Se manifesto, manifesto perché ci credo e perché voglio che le cose cambino.
Il manifestante ha il coraggio di mettersi in gioco. Chi lo critica cos’ha?
Twitter: @jan_novantuno