Il finanziere bretone Vincent Bolloré lascia la vicepresidenza del Leone di Trieste, di cui detiene lo 0,13%, ed esce dal consiglio d’amministrazione «a seguito degli impegni derivanti da altri incarichi recentemente assunti in Francia». L’uscita arriva il giorno in cui Mediobanca comunica la disdetta del patto parasociale da parte della compagnia assicurativa francese Groupama, azionista sindacato al 3,93 per cento. Mediobanca, di cui Bolloré detiene il 5%, è il principale azionista di Generali, con il 13,5% delle quote.
Due indizi non fanno una prova, ma l’addio a Trieste da parte di un top manager francese ben introdotto nei salotti del potere italiano segna la fine di un’epoca. Soltanto tre anni fa al vertice della terza compagnia assicurativa europea sedeva ancora Antoine Bernheim – poi estromesso da Cesare Geronzi – che era entrato ai piani alti del Leone addirittura negli anni ‘70. Optare per la vicepresidenza del colosso dei media Vivendi, di cui Bolloré è diventato azionista al 5% nell’ottobre 2012, sarebbe stato semplicemente impensabile fino a pochi anni fa. Segno dei tempi e della cura imposta da Mario Greco: meno salotti e più core business assicurativo.
Ironia della sorte, all’epoca del presunto interessamento per Telecom da parte del magnate egiziano Naguib Sawiris, circa un anno fa, Bolloré sembrava pronto a intermediare la vendita della controllata di Vivendi in Brasile, la Gvt, mentre ora Mediobanca (assieme a Intesa e Generali) ha ceduto (con una plusvalenza di 60 milioni) la sua quota nell’ex monopolista agli spagnoli di Telefonica. I quali potrebbero vendere Tim Brasil.
Sul fronte Mediobanca, fino a qualche mese fa Bolloré sembrava pronto ad acquisire le quote di Groupama qualora uscisse dal patto, come prevede l’accordo parasociale che regola i rapporti tra gli azionisti forti dell’istituto di credito. Con l’uscita da Generali, quest’eventualità potrebbe allontanarsi. Sempre ieri, per il rotto della cuffia e grazie all’Italmobiliare dei Pesenti – che hanno smobilizzato soltanto l’1,05% del 2,62% complessivo – il patto di sindacato di Mediobanca è stato rinnovato automaticamente, rappresentando ora il 30,05% del capitale. Giusto una manciata di azioni oltre la soglia critica del 30%, che avrebbe fatto scattare il liberi tutti e aperto scenari incerti, leggi Opa, sul principale azionista del Leone.